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Papua New Guinea Stringbands with Bob Brozman – Songs of the Volcano
(Cd & Dvd)
(Riverboat Records/Egea)
www.worldmusic.net
www.egeamusic.com



We may enjoy a new world in music, thank you Bob Brozman!

Per chi non sapesse dove si trova Papua Nuova Guinea, consigliamo di visualizzarla grazie a un atlante. Va cercata la carta dell’Oceania e sopra l’Australia si trova una vasta isola divisa politicamente a metà tra l’Indonesia e uno stato indipendente. Questo è appunto il Papua Nuova Guinea, un paese dove l’inglese si sposa con dialetti della Melanesia, di cui geograficamente fa parte. Un luogo per esploratori, e Bob Brozman lo è nel senso vero della parola. E’ il Bruce Chatwin della musica, solo che invece di legarsi a una sola parte del mondo come la Patagonia, si è spostato in vari territori che musicalmente sono sconosciuti al grande pubblico, specialmente in Asia e Africa. Ma stavolta il lavoro è ancora più interessante a affascinante per vari motivi: Brozman, armato di chitarre e buona volontà, ha lavorato insieme a un docente di musicologia dell’Università di Sidney volando nell’isola alla riscoperta dei gruppi musicali e della loro creatività. ll viaggio parte da Rabaul, una città dal passato tragico. È stata distrutta due volte a causa dal vulcano adiacente ed una terza volta devastata dalla guerra. La gente del luogo ha assistito tragicamente a questi avvenimenti ma in tutti i casi ha avuto la forza di impegnarsi nella ricostruizione. Uno dei principali fattori che hanno contribuito a diffondere l’ottimismo in questo popolo è stata proprio la musica. Così nasce Songs of the Volcano, che vede la partecipazione di cinque formazioni del luogo. La grande fortuna di questo album è che esiste anche il Dvd che mostra la sua lavorazione: il contatto con i musicisti, le difficoltà pratiche non solo di incidere brani ma anche di suonare le chitarre (Brozman si era portato dietro vari set di corde per darle ai musicisti locali che non potevano contare sul negozio dietro l’angolo). Il tutto girato con molta naturalezza da Phil Donnison e Rory McCourt che ci hanno dato un Buena Vista meno retorico e più curioso. La musica? Simpatica, allegra, con una spiccata vocazione occidentale pur nella reiterazione di frasi musicali. Ma è soprattutto l’insieme dell’operazione che riveste un valore notevole, grazie a questo virtuoso della chitarra che si è messo al servizio della cultura. Un esempio di globalizzazione verso la quale guardiamo con grande favore e piacere.

Michele Manzotti

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