. Sinead O’Connor - Throw down your arms

“Before I formed you in your mother' womb, I knew you”

Sinéad O’Connor - Throw down your arms

www.sineadoconnor.com



Ben caduta di nuovo fra le nostre braccia, Sinéad! Dopo tre anni di ritiro dalle scene esce adesso l’ultimo lavoro della O’Connor e c’è da sperare che non sia quello definitivo. Throw down your arms arriva inaspettato cronologicamente e musicalmente, come dire che quest’artista ci stupisce ancora e non soltanto per la grandezza della sua voce. Stavolta Sinéad raccoglie e interpreta brani del reggae classico, registrati nei Tuff Gong and Anchor Studios a Kingston in Jamaica e prodotti niente meno che da due icone di questi territori musicali : Sly Dunbar e Robbie Shakespeare. Fra i musicisti che l’accompagnano, oltre i succitati Sly e Robbie, figurano i maggiori della scena, come Dean Fraser, Mikey Chung e Sticky Thompson. Il presente lavoro si compone di due cd con dodici identiche tracce, il primo nelle loro versioni originali e il secondo con la versione dub. In entrambi l’operazione che la O’Connor ha compiuto è quella di attenersi fedelmente ai classici, cambiando solo alcune chiavi nell’esecuzione per voce femminile. Il risultato è la sua splendida voce che si immerge nel groove spirituale delle tracce fino a fondersi completamente in un mix di anima e ritmo. Così la toccante Jah nu dead di Winston Rodney o Downpressor man di Peter Tosh passando per Vampire di Lee Perry e la title track firmata Phillip Fullwood. La spiritualità di tutta l’operazione è sottolineata dalla copertina, in cui Sinéad si presenta in una foto da bambina il giorno della prima comunione. E non solo. Nel booklet che accompagna i cd lei ringrazia prima di tutto gli autori delle canzoni , uomini che “hanno partecipato a una battaglia combattuta per l’autostima e per liberare dio dalla religione. Per questo loro sono i miei eroi, i miei maestri, i miei sacerdoti, i miei profeti, le mie guide, i miei padrini”. In questo percorso Sinéad non sembra affatto fuori posto, ne’ una viaggiatrice capitata lì accidentalmente. Tutt’altro. Lasciato al momento il pop dei suoi esordi ci fa sentire che non è quella – o comunque solo quella – la strada più ricca per il suo fuoco. La sua voce e quanto la anima hanno trovato una casa luminosa in Jamaica.


Elisabetta Beneforti

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