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Eric Andersen - Waves, great american song series n.2
(appleseed)
www.ericandersen.com
Eric pays an heartful homage to some of his greatest friends and inspirators
Con gli anni che passano Eric Andersen prova a fare il punto sulla vita trascorsa, e pagare le tasse insolute al suo passato di dissennato cantautore di talento.
Eric Andersen oggi non è più lo stesso di “Blue River”, un album da riascoltare con attenzione oggi, né tantomeno l’ubriaco hobo di “festival Express”(il film della tournée estiva in Canada dell’estate 70 ). Oggi volge il suo sguardo ancor più indietro, ai giorni del Village, all’aria serena di locali come Folk City, Cafè Wha, The Bitter End. Appaio allora come in un film documentario le canzoni dei suoi amici di allora: Tim Buckley, Tom Paxton. Richard Farina, Tom Rush, Phil Ochs, Happy Traum, Fred Neil, Bob Dylan, John Sebastian.
Andersen non canta bene come Buckley, si cimenta in una buona, buonissima imitazione di Fred Neil, soppesa il testo di “Pale Blue Eyes “di Lou Reed mentre nei brani originali, “Hymn of waves” E “Thisty Boots” non fa rimpiangere i suoi migliori album per l’etichetta di Sam Ash, la Vanguard.
Certo è che quei giorni straordinari sono andati per sempre. E nell’intero album questo leggero ed evanescente tono del tempo trascorso fa capolinea, lasciando un sapore agrodolce per qualcosa che neanche lui, pur avendolo vissuto in prima persona, potrà far rivivere per più del tempo di una canzone.
Ernesto de Pascale
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