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The Cowboy Junkies - Trinity Sessions revisited featuring Ryan Adams
Royal Albert Hall, Londra 10.10/2007


Per niente intimorita dall’ufficialità della serata Margo Timmins sale sul placo della Royal Albert Hall con aria assorta ed intona “Mining For Gold” l’aria di apertura delle Trinity Sessions, quel concentrato di registrazioni che più di 20 anni fa posizionarono i Cowboy Junkies sulla mappa di ciò che poi avremmo chiamato alternative country o più vagamente americana.
L’occasione è importante: solo poche date inglesi per presentare in forma completa un disco che non aveva precedenti all’epoca e che per gli spettacoli in corso si avvale dell’importante contributo di Ryan Adams, perfettamente a suo agio nel contesto. Oggi tutto pare al suo posto e la musica congrua al contesto musicale attuale. Solo dal vivo, osservandoli in azione, si può però riflettere sulla originalità della proposta dei tre fratelli Timmins: Mike, autore e chitarrista guida con grazia il gruppo e l’interplay con Adams, specialmente nei soli, è straordinari. Per loro due un costante rimando a Stills e Young viene spontaneo così come richiami alle arcane tecniche elettriche di John Lee Hooker o al primo Jerry Garcia. La scommessa dei Cowboy Junkies di portare uno spettacolo così intimo in un luogo così autorevole è vinta. La spontaneità di Margo convince un pubblico di aficionados e anche quanti sono qui per Ryan Adams che però si comporta come si deve comportare un componente di un gruppo, aspettando il suo momento. Quando intona “200 More Miles“, ad essere sinceri, un po’ tutto cambia però, segno della sua qualità speciale, di un talento che non codifichi facilmente. Applausi a scena aperta per un concerto non lungo ma intenso, con le canzoni delle Trinity Sessions suonate con una convinzione che originariamente mancava. visto la spontaneità della registrazione. E’, insomma, un po’ come rivivere la prima volta di quel bel disco. Giunti alla conclusiva”Walking After Midnight” il gruppo pare tirare un respiro di sollievo. La magia si è ripetuta, intatta. E, parole di Mike, non era scontato.

Ernesto de Pascale

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