One of the best releases of the year: Fillmore Slim, alia Clarence Sims, is a multifaceted, out-of-the-sight bluesman with his own style and a terrific groove. This is contemporary Chicago Blues not much of West Coast Blues here augmented by top-notch musicians such as Joe Louis Walker, Rick Estrin, Jim Pugh and Franck Goldwasser. One regret: Fillmore plays guitar on two tracks only. Play it again, man!
Circolano molte storie su questo Bluesman, alcune vere, altre create forse per aumentare la leggenda, che è inutile ricordare ancora. Diciamo che non si è fatto mancare nulla. Il PDB ebbe occasione di vedere Fillmore Slim in quella che fu probabilmente la sua prima uscita europea: abbigliato in rosso fuoco, chitarra al collo, attaccò un set micidiale con qualche similitudine con Albert King, soprattutto negli slow numbers. Il bello (o il brutto, secondo i punti di vista) è che non se lo filò nessuno. In quella che può esser considerata una nuova vita ha sfornato un paio di dischi, “Born to Sing The Blues” e “The Game” assai meritori, tenuto conto della morosità dichiarata del Blues elettrico in questi anni. E’ difficile definire questo suo nuovo disco, Fillmore sembra non avere veri referenti e neppure rifarsi chiaramente ad uno stile preciso; in fondo circola da quasi 50 anni nel mondo del Blues. Per quanto riguarda le altre personalità presenti, bisogna sottolineare che non ci sono crisi egocentriche o battaglie strumentali, al contrario vien tenuto in gran rispetto la semplicità di Fillmore, quell’asciuttezza che spesso da vita a grandi dischi. Specialmente i pezzi centrali “Hey Little Brother”, “Watch Yo’self”, “Jack You Up”, “My Friend Blue” sono veramente notevoli. La palma dell’assolo più intenso va a Joe Louis Walker in “Blues From The Heart”, autore di una performance al calor bianco, ma non va dimenticato nemmeno il batterista John Haines, molto fluido.
Luca Lupoli
|
Track List
|