The Northstar Session - New Prehistoric Times
(The Northstar Session)
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I Northstar Session sono l’ultima novità della scena musicale californiana, o meglio il loro disco di debutto New Prehistoric Times è la vera novità perché questo quartetto è già attivo da più di sei anni, nei quali si è sbattuto non poco on the road e ha trovato il tempo di incidere due ep uno nel 2005 e uno nel 2007. Guidati da Matthew Szlachetka, la band è composta da Kane McGee alla batteria, Dave Basaraba alle tastiere e Chris Torres al basso, quest'ultimo a volte sostituito da Paris Patt. Ad un primo ascolto appare evidente tutto il loro amore per l’ultima stagione d’oro del rock americano ovvero gli anni novanta ed in particolare per i Counting Crows ai quali sono legati da un sincero rapporto di amicizia dato che Matt Malley li sta cercando di supportare in ogni modo possibile. La sensazione è però che siano arrivati fuori tempo massimo, perché questi suoni sono ormai troppo fuori mercato per poter avere ambizioni di sfondare ad alti livelli. Certo gli undici brani di New Prehistoric Times hanno spessore, forza e il pregio di riuscire a riunire rock e canzone d’autore ma basta ascoltare l’iniziale Straight To You per capire le loro intenzioni, ovvero muoversi nei sentieri ora battuti dai Jayhawks ora dai Counting Crows come nel caso di Lovely Life fino a strizzare l’occhio anche ai Sister Hazel in Easier. I brani nel complesso sono stati modellati per avere una forte presa dal vivo e quindi non ci sorprende la loro ricerca per la melodia a tutti i costi come in All At Once o nell’ancor più melodica Poldy And Molly. Di ottima fattura sono poi la bluesy Hanging On, la ballata acustica corale Hard To Be Found e Morris caratterizzata da un incedere pianistico davvero travolgente. Sul finale All Roads e Worlds Apart lasciano intravedere sprazzi di grande inventiva ed originalità a conferma di tutto il loro talento. Se abbandoneranno certi stereotipi certamente i Northstar Session avranno la possibilità di giocarsi le loro carte diversamente resteranno confinati nell’anonimato della scena indie locale.

Salvatore Esposito