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. | INTERVIEW Intervista a John Renbourn
Com'era l'atmosfera a Soho, Londra, quando hai incontrato per la prima volta Bert Jansh ? Tutti pensano che gli anni sessanta fossero un periodo fantastico. Noi a dir la verità ci arrangiavamo, cercando di farcela nella musica. Io lavoravo nelle cucine dei ristoranti, ho lavato tanti piatti e sbucciato tante patate prima di fare il musicista. Poi una sera incontrai Bert. Era completamente ubriaco ma era un ragazzo in gamba. Cominciammo a suonare insieme. Da allora le cose lentamente cambiarono. A Londra aprì un locale, " The cousins", in un seminterrato di Greek Street a Soho. Cominciammo a suonare lì. All'epoca non eravamo un gran che benvenuti nel circuito della musica folk inglese tradizionale. Le nostre chitarre erano considerate musica alternativa Ma la scena poi cominciò a cambiare intorno a voi, cosa accadde? Le vecchie barriere sparirono, nuove avventure presero avvio. Il più importante chitarrista era Davy Graham. Cominciò a collaborare con Shirley Collins e questo cambiò tutto Come fu per un artista come te approdare ad un'etichetta come la Transatlantic negli anni Sessanta? Che atmosfera si respirava? Oggi le etichette discografiche sono molto diverse rispetto al passato... L'atmosfera era estremamente informale. L'etichetta non era specializzata nel nostro genere di musica o altro, era una piccola etichetta alternativa. Poi cominciarono a mettere sotto contratto persone come me e Burt e a registrare la nostra musica. Da quel momento in poi divenne un'etichetta musicale devota al folk alternativo. Ma prima non era così, ci trovavamo davvero agli inizi dell'alternative folk music Ma all'epoca vi rendevate conto che la nascita di quell'alternative folk music, di cui eravate gli assoluti protagonisti, avrebbe cambiato per sempre la storia della musica folk? Sapevo solo che tutto quello che volevo era suonare musica in giro per il modo invece di trovarmi un lavoro. Penso che tutti gli altri musicisti intorno a me la pensassero allo stesso modo. Vivevamo on the road, suonavamo la musica che ci piaceva suonare e facevamo in modo che diventasse uno stile di vita. Sono orgoglioso della parte che ho avuto in tutto questo, naturalmente. Ma soprattutto sono orgoglioso di Davy Graham perchè le sue idee ci hanno mostrato che è più importante essere spontenei e creativi nella vita e nella musica piuttosto che mirare in alto per cercare il successo. Hai qualche ricordo speciale di Davy Graham? Sì, ne ho moltissimi. Gli ero affezionato, era una gran persona Ti ricordi la prima prova con i Pentangle? Il momento in cui vi siete trovati tutti insieme, strumenti alla mano, e avete detto "bene, questa è la giusta band" Tutto è nato grazie alla presenza di Alexis Korner, che aveva un' ottima blues band ed era molto conosciuto. Molti dei musicisti che in seguito sono diventati famosi avevano lavorato nella band di Alexis Korner. Ad Alexis però piaceva molto suonare anche acustico, e si presentava nei club con Danny Thomspon e Terry Cox. Abbiamo sentito Alexis suonare in trio, siamo andati da Danny e Terry ed abbiamo chiesto loro se avevano voglia di provare con noi, magari un pò di blues... e così è stato, sono nate le fondamenta della band Come ti sei sentito nei confronti della reunion per il 40ennale, cos'hai pensato? Quello che è accaduto è che ci hanno insignito del Premio alla Carriera e quindi, dopo tutti questi anni, siamo dovuti tornare insieme e suonare . Io non volevo farlo ma gli altri erano d'accordo quindi alla fine ho accettato, ed è stato bello. Abbiamo suonato malissimo ma è stato bello ritrovarsi di nuovo insieme agli altri ragazzi, con Danny, Terry e Burt. Loro sono in ottima forma, la cosa ha funzionato bene. La tua carriera è bella, intensa, una parte della storia del folk inglese. Pensi ci siano stati dei momenti di svolta, dei momenti cruciali, quelli che da quel dato momento in poi ne hanno cambiato il corso? Non ci ho mai pensato, non penso neanche al fatto se ho o meno una carriera, se sto facendo un passo avanti oppure no. Non è il mio modo di pensare. Io penso alla musica tutto il tempo e ho visto un sacco di musica bella nascere e svilupparsi che in parte mi ha coinvolto. Quando ho cominciato c'era pochissima musica tradizionale che veniva suonata in Inghilterra. Ho visto quella musica diffondersi a mano a mano che la scena folk cresceva. Oggi, se ascolti le chitarre o gli strumenti nazionali, ti accorgi che tutti hanno contribuito alla loro diffusione, facendo sì che si sviluppassero e diffondessero in tutto il mondo. Come hai sviluppato il tuo modo di suonare la chitarra? qualche influenza? I primi che ho conosciuto sono stati Josh White e Ramblin' Jack Elliot, negli anni Cinquanta, erano fantastici. Oggi molti gruppi traggono ancora ispirazione dalla musica folk. Al di là delle mode, il folk in qualche modo sembra tornare sempre. Che ne pensi? Credo che sia molto vero. Negli anni Sessanta ad esempio le persone non pensavano in questo modo. Pensavano che ogni cosa, ogni genere di musica, dovesse essere separato dagli altri. Invece non è così, hai ragione, tutta la musica è parte di un grande disegno E invece cosa mi dici dei tuoi progetti attuali, delle cose a cui stai lavorando in Inghilterra? Nella mia testa non mi sento così tanto collegato alla scena folk. Le persone pensano di me che io sia un folk singer perché mi hanno sempre visto suonare la chitarra e guadagnarmi da vivere in questo modo. Ma quando sono da solo suono il pianoforte e scrivo canzoni che non hanno niente a che vedere con la musica folk! Giulia Nuti
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