Arrivano dischi d’esordio come l’abum delle due Smoke Fairies e quel folk alternativo e non canonico che da un po’ ha cominciato a spaccare il cazzo a tanti che ci hanno creduto torna a far sentire la sua voce autorevole. Era accaduto più volte quest’anno: prima con The Unthanks, poi con il disco di Jane Weaver e accade adesso con questo esordio che ha una marcia in più sia dall’incipit di Sunshine che potrebbe uscire da Led zeppelin 4 o da Liege & Lief così come accade con il nuovo Alisdair Roberts.
Jessica davies & Katherine Blamire - le due giovani Smoke Fairies - sono però, guarda caso, anche due ragazze bellissime, cantano da paura, suonano bene e sono disciplinatissime nel loro lussuoso abito da sera blues folk, perfettamente armonizzato, nella loro magica fragilità, nella spettrale opulenza che fa incontrare il Sussex - loro terra di provenienza - con l’umidità di New Orleans. Il segnale è evidente : mai dire mai. Mentre in tanti si affannano a percorrere sentieri già percorsi ci sono due ragazze che raccolte dal nulla diventano le beniamine dell’industria e che hanno - beate loro - le canzoni giuste, né troppo esoteriche, né troppo suntuose, né troppo inglesi ma neanche troppo americane. Qualcuno obbietterà che questo mix può essere pericoloso ma l’andare per esclusione lascia intatta l’essenza delle canzoni delle Smoke Fairies : minimale, emotivamente eterea, sinuosa, compatta, esenziale.
Ne beneficia un esordio che può far parlare bene di sé per le canzoni, per l’intimità che produce e per una modernità che la produzione rispetta per l’intera durata dell’album e che nel lungo “We Had Loose Our Minds “ porta l’esperienza una spanna più su, fra drones e bagpipes e sogni bardici e cowboy cosmici.
Ernesto de Pascale
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