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Justin Rutledge - The Early Widows
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After a good debut album, titled No Never Alone released in 2004 and two albums, Justin Rutledge comes back with a new work, The Early Windows, that shows as the new son of Ryan Adams finds his own original way. Quando nel 2004 uscì il No Never Alone, il suo disco di debutto, Justin Rutledge fu salutato come il nuovo Ryan Adams, etichetta dalla quale ha faticato a staccarsi anche nei due dischi successivi, ma che sembra essersi definitivamente scrollata da dosso con questo nuovo album The Early Windows, che lo vede calato molto meglio nei panni del folksinger malinconico. Il disco prodotto da Hawksley Workman, segna una svolta importante nella sua carriera che lo vede allontanarsi dal suo idolo e indirizzarsi verso un folk rock dai toni poetici, in grado di pennellare ballate di ben nove minuti come nel caso della sontuosa Carry On o delle più brevi ma altrettanto belle Islands e Snowmen, i cui testi sembrano esaltarsi nell’interpretazione di Rutledge. Workman è riuscito ad esaltare tutte le sue qualità e soprattutto è riuscito a cucire intorno a lui un sound particolarmente avvolgente nel quale brillano la chitarra di David Baxter, il violino di Jesse Zubot e la pedal steel di Burke Carroll. Brani come l’intimistica Be A Man, o il country di Jack Of Diamonds, rappresentano l’altra faccia della medaglia quella nella quale Rutledge riesce a far emergere il lato più solare della sua personalità artistica che si esalta negli episodi scritti in collaborazione con lo scrittore Michael Ondaatje o con il cantautore Darrell Scott. Non manca qualche deviazione di percorso come nel caso del gospel di The Heart of a River o del country rurale di Mrs. Montgomery, che rappresentano un po’ la direzione futura verso la quale Rutledge potrebbe dirigersi. The Early Windows è dunque un disco di transizione che mescola momenti di eccellenza ad esperimenti, diretti ad affrancare il suo autore dallo scomodo paragone con Ryan Adams. Salvatore Esposito
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1. Be A Man |
