The long curly blond hair god of the ‘70 has turned into the curly blond hair man: Ladies and Gentlemen Mr. Robert Plant!
‘Mighty Rearranger’ ha provato che Robert Plant non solo è ancora in grado di fare nuova buona musica, ma anche che non è più intimidito dal passato. L’ex “dio dorato” continua ad avere i riccioli biondi e a muoversi sul palco con una grazia e leggerezza che hanno sostituito le pose statuarie dei tempi degli Zeppelin, ma negli occhi e nella sua voce c’è una nuova consapevolezza.
La musica dei Led Zeppelin continua ad essere presente e molto nelle esibizioni dal vivo, ma è come se Robert volesse mostrare quello che di suo c’è in quelle canzoni scritte in 11 anni appena in piena adolescenza. ‘No Quarter’, che apre il set, è “ridotta” ad un canto libero per sole percussioni e pochi strumenti che entrano solo per fare contrappunti. E’ come ascoltare una litania religiosa, e tutto il carisma del cantante investe subito l’audience che è spiazzata ed ipnotizzata al tempo stesso. In ‘Black Dog’ si dimostra vero signore eliminando dal brano il riff portante, opera di Page senza per questo sminuire la canzone che forse accresce il suo legame con il blues. ‘Shine It All Around’ dal nuovo disco è la prima piattaforma su cui Plant mescola i suoi colori: un po’ di passato, il presente, fatto di campionamenti ed i rimandi alle culture arabe e magrebine.
In Plant c’è come la voglia di far convogliare nella sua musica, nuova o del suo passato, tutti gli stimoli musicali che lo caratterizzano e costituiscono non solo come cantante ma come persona, come uomo. Tutti noi siamo il prodotto delle nostre esperienze, così Robert Plant è il prodotto del blues, della psichedelica americana, dell’hard rock, del folk e dei suoni mediterranei. Questa sua consapevolezza di essere e la stupenda band che si costruito intorno a se permettono di raggiungere sintesi musicali assolutamente impensabili come nel caso di ‘Gallows Pole’: una folk song tradizionale, che si tinge dei colori delle montagne dell’Atlante, del sapore delle spezie e dello scintillio dell’argento marocchino che diventa la merce di scambio per salvare il condannato dalla forca.
Nel vedere questo concerto, si ha la netta percezione che alla soglia dei quasi 60 anni, Robert Plant non sia mai stato così “Robert Plant” in tutta la sua vita, a noi non può che far piacere.
Jacopo Meille
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