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I Barclay James Harvest suonano a Prato
Nella terza tappa italiana la grande band britannica raccoglie un meritato successo.
Nell’ampia sala della Monash University è di scena la grande musica d’autore. I Barclay James Harvest, storica band inglese, in attesa di ricevere a Livorno il premio Ciampi alla carriera, fanno tappa a Prato.
Presenta la serata Michele Manzotti, giornalista e direttore de “La Nota”, pubblicazione collegata alla Società dei Concerti “R.Fioravanti”.
Ad introdurre il concerto è però una cantautrice italiana, Emma Tricca, ultima esponente del Folkstudio di Roma, che ha fatto di Londra la propria patria professionale.
Armata di chitarra acustica e di una splendida voce, Emma presenta un repertorio strettamente legato al Folk di origine statunitense, tra melanconiche melodie e momenti di maggiore spensieratezza. Ad accompagnarla in alcuni pezzi Giulia Nuti (viola) ed Hellen Keane (banjo).
Le canzoni di Emma, profonde e avvolgenti, emozionano il pubblico e rimandano al grande repertorio del genere: Joan Baez e Suzanne Vega, nella speranza che una nuova stella possa brillare nel magico universo del Folk d’autore, onesto e senza compromessi.
Dopo un inevitabile bis arriva il momento tanto atteso, salgono sul palco i Barclay James Harvest.
Per la band inglese, in formazione ridotta, suonano John Lees (chitarra e voce) e Woolly Wolstenholme (organo, chitarra, voce) accompagnati dal più giovane tastierista Mike Bramwell.

In versione semiacustica i Barclay suonano 7 pezzi di grande impatto; la voce di John è di una potenza straordinaria, Woolly, simpaticissimo e istrionico, si diverte e fa divertire. Pur mantenendo la grande coerenza dimostrata negli anni, il gruppo inglese non si vergogna e non nega il passato come tanti “grandi artisti” e, giustamente, ripropone i maggiori successi della propria carriera: Mocking Bird e la splendida Hymn.
Nel breve ma intenso percorso di 7 canzoni la band tocca le atmosfere più disparate, da un rock progressive da camera, ormai giustamente assimilabile alla musica classica, a temi con un’anima quasi medievale; propone un pezzo totalmente inedito (The Light At The End Of The War) e conclude con l’eterea bellezza di Hymn.
Il lungo e appassionato applauso finale celebra nella miglior maniera questo grande ritorno.
Un ringraziamento speciale va infine a Mike Bramwell, coraggiosissimo produttore indipendente, che con la propria etichetta, la Eclectic, ha fatto uscire da un immeritato oblio i Barclay e tanti altri gruppi ed autori d’oltremanica.
Matteo Vannacci
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