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UFO UFO Live Club – Trezzo Sull’Adda (Mi) 8 novembre 2006 ![]() Gli Ufo sono tornati in pista con un nuovo album ‘Monkey Puzzle’ ed un ulteriore cambio di formazione che vede il rientro di Andy “Tonka” Parker dietro le pelli. Il Live club non è esattamente nel più bel posto del mondo, ma si conferma locale adatto al rock, quello sanguigno e potente che stasera sarà protagonista. Le note di ‘Mannish Boy’ ci avvertono che gli UFO stanno per salire sul palco: ‘Mother Mary’ viene letteralmente “vomitata” addosso agli spettatori così come la successiva ‘Daylight Goes To Town’ dal penultimo album ‘You Are Here’. Phil Mogg appare in forma fisica smagliante anche se vocalmente parlando sembra sforzarsi tantissimo; Pete Way campeggia ad ogni lato del palco, incitando la folla nei suoi ormai leggendari pantaloni a righe bianco e nero e con il fedele thunderbird a tracolla. Si scola litri di vino bianco e si arrabbia al terzo pezzo perché non trova più il bicchiere. Il bassista è una vera icona dell’hard rock con tutti i suoi cliché, belli o brutti che siano, affascinanti e patetici adesso che gli anni non sono né 20 né 30 e neppure 40… eppure rimane vero, sincero, anche quando nella finale di ‘Rock Bottom’ si butta (o cade) per terra e lì ci rimane per 5 minuti buoni suonando chissà che cosa mentre Vinnie Moore, il chitarrista americano che ha sostituito Michael Schenker, si lancia in assoli funambolici per la gioia dei molti musicisti presenti tra il pubblico. Pete Way abbraccia e bacia tutti componenti della band mentre intanto scorrono classici come ‘This Kid’s’, ‘Only You Can Rock Me’, la lenta ‘Love To Love’, e il pubblico rimane attento ed ammirato man mano che i 5 si mettono a loro agio sempre di più sul palco e intonano canzoni chiaramente autobiografiche come ‘Drink Too Much’ o ‘Hard Being Me’. Phil Mogg ha voglia di parlare e si rammarica di non sapere l’italiano: “muchas grazias” dice più volte ed il pubblico lo rimbrotta, meno male che Vinnie Moore qualche parola d’italiano la sa e rasserena così gli animi. La voce del singer non sempre regge il confronto con gli anni ma è sempre capace di darti i brividi in canzoni come ‘Baby Blue’ che ci restituiscono il vero valore di un cantante unico, capace di scrivere canzoni rock senza cadere mai nel luogo comune, ma sempre mantenendo una sua personalità. Dopo quasi un’ora e quarantacinque la band lascia lo stage per l’ultima volta. C’è molto brusio tra gli spettatori: chi è entusiasta, chi continua ad esser e perplesso sul chitarrista, chi fa l’elenco degli errori ed è proprio da questo che si può capire che quello di stasera è stato un grande concerto rock fatto di musica vera, viva, meravigliosamente imperfetta ed umana e suonato da persone che in quell’atto ritrovano se stessi forse più che non nelle restanti ore del giorno. Lunga vita agli UFO, lunga vita al rock Set list Mother Mary Encores Doctor Doctor |
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