Ex-Wilco multi-instrumentalist Jay Bennett has realeased a new album, titled The Magnificent Defeat. Bennett has a uniquely nasal vocal delivery which can too often evoke Elvis Costello, but his ear for pure pop grandeur is palpable all tracks.

Molti ricorderanno di sicuro Jay Bennett per il suo lungo stint nei Wilco, di cui fu perno fondamentale nel triplo salto che li ha condotti da Being There a Yankee Hotel Foxtrot, molti di meno sono invece quelli che conoscono il cantautore di Chicago come solista. Seppur colpevole di aver abbandonato i Wilco proprio nel momento in cui stavano esplodendo come una delle migliori band del momento, va dato atto a Bennett di aver fatto del suo meglio nei due suoi album precedenti. The Magnificent Defeat, il suo terzo album, giunge dopo un periodo assai travagliato a causa di diversi problemi familiari ed è costato all’autore una lunga lavorazione di tre anni, in cui ha rifinito ogni singola nota con dovizia certosina. Il risultato è un disco che rimanda ad influenze di alt country ma anche al pop colto di Van Dyke Parks e Brian Wilson, senza perdere mai di vista il personale nume tutelare di Bennett, ovvero Elvis Costello. Le maggiori soddisfazioni le si hanno con l’ascolto di brani come Wide Open, The Palace At 4AM e Replace You, tutte segnate da divagazioni sperimentali e accenni vintage ma che nel disco non trovano giusta valorizzazione un po’ confuse con i tanti brani in stile “vorrei ma non posso”. Se mai a qualcuno venisse in mente di puntare sull’acquisto di questo disco, certamente non resterà deluso, ma a ben vedere il suo pop trasversale e le diverse strizzate d’occhio alla roots music agrodolce di Gram Parson non hanno nulla di rivoluzionario. Piuttosto un disco del genere andrebbe acquistato per tastare il polso ad una scena da troppo tempo dominata da Ryan Adams.

Salvatore Esposito