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Little Walker, Blues with a feeling


Affermare che Little Walter sia stato per l'armonica quello che Charlie Parker fu per il sassofono o Jimi Hendrix per la chitarra elettrica, non è cosa fuori luogo. Infatti non solo Walter fissò gli standard per gli armonicisti a venire e ciò fino ai nostri giorni ma fu anche il maggiore artefice di un linguaggio nuovo che sarebbe stato adottato da molti di coloro i quali avrebbero abbracciato uno strumento l'armonica, apparentemente limitato e di giovane vita (è del diciannovesimo musicale e i primi modelli dello strumento aerofono ad ance libere risalgono al 1812 mentre del 1828 e 1829 sono quelli della celebre Hohner). Circa mezzo secolo dopo i suoi più importanti contributi alla musica è incredibilmente semplice riconoscerlo grazie a quello stile personale che ti fa sentire che ciò che stava suonando in quel momento fosse sempre esistito prima. Nel rivoluzionare lo strumento Little Walter Jacobs si impose come il più influente artista nella storia della armonica blues. Nonostante ciò poco è dato sapere della vita di quest'uomo che morì giovanissimo (solo 37 anni) e che ci ha lasciato una eredità di poche registrazioni da cui ripercorrere la sua esistenza. Perfino la sua data di nascita e i nomi dei genitori sono rimasti circondati dal mistero. A questo vuoto supplisce Blues With a Feeling, The Little Walter Story di Tony Glover, Scott Dirks e Ward Gaines (Routledge oppure) che ricostruisce tutti i passi della vita di Little Walter, dal girovagare errabondo a New Orleans e nel Sud fino a Chicago, dove iniziò a farsi notare negli anni quaranta suonando con musicisti come Sonny Boy Williamson e Honeyboy Edwards e acquistando gradatamente quel distintivo stile nel suonare l'armonica che sarebbe diventato il suo marchio di fabbrica. Furono sopratutto le registrazioni con la band di Muddy Waters e come solista per la rampante etichetta indipendente Chess nei cinquanta che divennero però indispensabile forma di studio per le generazioni successive. Ma la fortuna nei tardi cinquanta lo aveva già abbandonato e anni di alcolismo, droghe, zuffe e avventure cominciarono a farsi sentire sul fisico del nostro. Nonostante l'interessamento di molti amici primo fra tutti Muddy Waters Little Walter era destinato a finire presto i suoi giorni e spirò il 15 febbraio 1968.
La sua musica fu, per iperbole, il diretto riflesso della sua personalità; a volte violenta, cattiva, subito dopo tenera ma sempre in evoluzione. Little Walter era solito dire che preferiva suonare solo le note che avevano un significato e forse proprio lì risiede il suo segreto. Per questo notevolissimo pregio umano e artistico, oggi, in un'epoca dominata dagli eccessi, dobbiamo ricominciare ad apprezzarlo, ripartendo da questa sua affermazione. Walter imparò presto che l'individualità e l'avere qualcosa che nessun altro possedeva era la chiave reale del successo nel suo mestiere e perciò si dette sempre da fare per restare almeno un passo avanti a tutti. Lo fece con la determinazione e la disperazione di coloro i quali non hanno nulla da perdere ma vogliono a tutti i costi guadagnare punti nella vita. E una volta raggiunto il suo fino Little Walter si dette sempre da fare per inventare qualcosa di nuovo e di differente. Assaporato il successo (nel 1952 con Juke) non ebbe più interesse nell'essere solo un altro armonicista. Le sue motivazioni furono perciò pure ma non solo artistiche; Jacobs cercò per tutta la vita il successo e i soldi e considerando le sue origini umilissime non si può rintracciare mancanza di nobiltà in tale richiesta. Ma non seppe gestire ciò che andava cercando e come Dave Meyers afferma nel libro rimase vittima di ciò che aveva creato intorno a se senza dividere con nessuno, senza ascoltare le parole degli amici . Per un finale che in più pagine del bel libro appare prevedibile e che sarebbe potuto accadere mille volte prima di quel nefasto Febbraio 1968.


Ernesto de Pascale

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