. Okkervil River – Black Sheep Boy Appendix

Okkervil River – Black Sheep Boy Appendix
(Jagjaguwar)
www.jagjaguuwar.com

Okkervil River is a band intended not to recycle themselves.
“Black Sheep Boy Appendix” seven songs E.P. is the sequel to one of the best album of 2005 and it’s no less a masterpiece itself of “elegant phrases and unespected images “( The New York Times”)

Okkervil River fanno sul serio. Credono che i dischi non si vendano “tanto al chilo“ e per Black Sheep Boy il loro ultimo si sono fermati a 48 minuti. Nella completezza stilistica del disco, uno dei più belli del 2005, hanno messo dentro un percorso che li differenzia da tutti i gruppi dell’alternative country e dal cantautorato un po’ spocchioso e , sia come sia, fighetto a tutti i costi.
“Black Sheep Boy“ degli Okkervil River era un disco dal “fraseggio elegante non scontato e dall’immaginario inatteso”, come ha scritto il New York Times, la cui cifra è ben descritta dalle parole del leader del gruppo, Will Sheff: “la traiettoria di un artista, specialmente del musicista rock, è di passare da certo materiale grezzo e aggressivo a composizioni più compiacenti. Io ho però sempre sperato e lavorato su di me affinché periodicamente la mia musica e le mie composizioni voltassero le spalle alle certezze della maturità”.
In “Black Sheep Boy Appendix“ Will Sheff e Okkervil River tornano con sette brani rimasti fuori dell’album per le ragioni precedentemente spiegate. Almeno tre brillano per incisività e per rappresentare bene la musica del gruppo, ”another radio song”, “a forest”, e la conclusiva e risolutoria “Last love song”. Assolutamente da ascoltare la cover di “Black Sheep Boy” di Tim Hardin, dal secondo album del 1967 dello sfortunato cantautore celebre per “If i were a carpenter” e “Reason to Believe”. È il brano che ha dato l’inizio a questo bel progetto degli Okkervil River, un gruppo maturo, denso, che crescerà ancora.

Ernesto de Pascale

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