. Billy Flynn

Billy Flynn - Billy’s Blues

A Jimmy Dawkins’ disciple, Billy Flynn has been exposed to Chicago Blues tradition since he was in his teens. Nowadays he is one of the best guitar-axes you can find around: comfortable in playing acoustic as well as electric blues, he fires with power and control breathtaking solos in the best Chicago tradition. His most recent releases prove that Billy, who has traded licks with almost everybody within and beyond Chicago, has become a blues master in his own right.

Billy Flynn (www.billyflynn.com) è ormai divenuto una presenza familiare per gl’amanti del Blues in Europa, alla testa o comunque parte di prestigiose Blues Revues, ossia gruppi più o meno estemporanei che riuniscono musicisti di grande esperienza e qualità, ma anche membro dei Mississippi Heat e della Legendary Blues Band. Al suo attivo, se i nostri calcoli son giusti, 9 dischi da solo e almeno un’altra ventina di partecipazioni sia come ospite che co-autore. Musicalmente cresciuto nella migliore tradizione Chicagoana, Billy ne é diventato uno dei continuatori: chitarrista essenziale eppur terribilmente efficace, suona con grande talento altri strumenti a corda come il mandolino, esssendo fervente ammiratore di Johnny Young e Yank Rachell, ma anche altri strumenti con lo spirito del one-man-band, lui che é sovente impegnato a tessere trame chitarristiche che aiutino a dar compattezza alle succitate Blues Revues. Nel 2005 ha pubblicato due dischi per la sua etichetta Easy Baby, Billy’s Blues (Easy Baby 600) e Chicago Blues Mandolin (Easy Baby 700), prendendo una decisione coraggiosa ma azzardata allo stesso tempo, quella di fare tutto da solo, con il solo aiuto di Aaron Moore al piano. Chi ha incontrato anche una volta sola Billy sa che, come i veri grandi, é la modestia fatta uomo, indi l’idea di fare due CD in quasi completa solitudine non é un atto di presunzione, ma un progetto che traduce in pratica quello che Billy suona tutti i giorni. Billy’s Blues esplica un grande talento alla slide e all’armonica, ma anche una vocalità matura, risultati che Billy ottiene grazie alla capacità, invero non molto comune nei musicisti, di suonare in funzione della musica e non dell’ego personale. Questo CD é uno sconfinamento nei territori del Blues acustico, senza un vero modello di riferimento, ma con la volontà d’esprimersi liberamente. Se l’iniziale “I feel it” mette in mostra una slide intemporale, “Juanita” sembra un tributo a Skip James, mentre la successiva “All the luv is gone” é intrisa di Piedmont Blues. Anche nei pezzi acustici qui risuona, come nell’armonica tormentata di “Liquid Store Blues”, il Chicago Blues che spunta dalle ciminiere della città ventosa.

Chicago Blues Mandolin è un tributo appassionato ai maestri summenzionati, su uno strumento che pochi osano affrontare in pubblico, un pò per conformismo, un pò per ignoranza. Billy rompe questo tabù rievocando i tempi andati quando il mandolino faceva parte constituente di un Blues senza etichette, mischiandosi, come in “Jackson Street” alla chitarra distorta da vecchi amplificatori a valvole coi coni ormai lisi, o al quasi shuffle di “Why did you go” nobilitato dal piano di Moore. Dalle luccicanti “Mandolin Special” e “Billy’s Mandolin Boogie”, si passa all’ombrosa “We’re movin’ “, che ricorda il Blues scuro delle Mississippi High Hills. Concludendo, chi teme d’annoiarsi sarà invece sorpreso dalla vitalità sprigionata da Flynn, frutto di passione, lavoro e ragione, in due CD che riassumono la qualità del ragazzo di Green Bay, Wisconsin, che alla soglia dei cinquantanni ha raggiunto il gotha del Blues.

Luca LUPOLI

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