Carla Bruni - No Promises
(Naïve)
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Après les défilées, Carla Bruni est devenu une autrice des chansons considérable

E’ passato ormai qualche anno dalle sfilate di moda e dalle foto pubblicitarie per grandi firme di vestiti e profumi. Eppure di Carla Bruni è difficile togliersi dalla testa il fatto che fosse una delle modelle più richieste per bellezza e professionalità. E nonostante il successo di Quelq’un m’a dit, dove comunque dimostrò al mondo di essere anche cantante e autrice, l’acquisto di un suo album, nella fattispecie l’ultimo No Promises, porta con sé il dubbio se ne valga la pena o meno. Bastano le prime battute di Those dancing days are gone, un allegro quanto suadente brano che potrebbe essere ambientato in un piccolo club americano, per farci cambiare idea: la cantante di origina italiana, trasferitasi in Francia con la famiglia da ragazza, ha deciso di fare un disco di chiara marca anglosassone. Come testi ha scelto le poesie di grandi autori a partire da William Butler Yeats, Emily Dickinson e Wystan Hugh Auden e le ha musicate pensando ai grandi songwriters americani. Lo stesso dobro in copertina è una chiara dichiarazione di intenti e spesso e gli arrangiamenti sono semiacustici con la presenza di armonica e chitarra slide. I due momenti bluesy (Before the world was made e I felt my life with both my hands) sono piccole perle di melodie e arrangiamenti sapienti, così come la ballata Autumn. La Bruni sa dove arrivare come estensione e timbro vocale, quindi rientra sempre in confini ben delimitati. Non un capolavoro, ma un disco il cui acquisto è vivamente consigliato.

Michele Manzotti