Brighton rocks’s Best Kept Secret goes Nashville for some country & western flavour and come back with more englishness than ever
Nati come sideproject di due ben distinte band provenienti da Brighton, The Electric Soft Parade e British Sea Power, The Brakes si sono trasformati in soli due album nel vero progetto di Eamon Hamilton, Thomas White, Marc Beatty ed Alex White. I quattro senza perdere niente dell’iniziale impatto che aveva reso così appetibile il loro esordio - una britannica miscela rock dai toni post punk con ammiccamenti alla scena newyorchese fra i settanta e gli ottanta -sono volati fino a Nashville per questo “The Beatific Visions”, dimostrando di avere le idee davvero chiare.
Un paio di brevissimi brani iniziali per non guastare il sonno a quei fans che hanno permesso ai quattro di fare il grande salto da due gruppi di buonissime speranze a un progetto fantasma che si è inghiottito il resto, e poi via verso altri territori: canzoni più sfaccettate ( “Mobile Communication”), accenni a rock & roll da rodeo ( “Spring Chicken” che gli poteva venire solo nel Tennessee!), pedal steel guitars, trombe mariachi, addirittura il piano di David Briggs - turnista di lusso laggiù che ricordiamo con Elvis ma anche con Neil Young in “Harvest” - a dare a “The Beatific Vision” profondità senza che l’immediatezza si appanni lungo il percorso.
I brani in cui appaiono soluzioni timbriche curiose ( il solare brano che dà il titolo all’album dal ponte imprevedibilmente e inglesissimamente psichedelico) sono i più interessanti di “The Beatific Visions”. Per un quartetto che dal vivo ci dà dentro come pazzi The Brakes vanno però benissimo quando Eamon Hamilton fa sentire la sua chitarrina acustica arpeggiata e tira fuori tutta l’anima del singer/songwriter fuori dal tempo materiale come avviene benissimo in “ “Isabel” o nella eterea “ No Return“, finale maturo ed elegante che piacerebbe a Kurt Wagner dei Lambchop.
Dotati dell’innato dono della sintesi, The Brakes non dimenticano però mai la lezione dell’underground e, pur cercando in Nashville una ispirazione, se mai ce ne fosse una lì a disposizione per loro, l’anima abrasiva non si placa e l’album corre verso la chiusura ( solo 28 minuti per 11 brani ) sulle ali di un paio di duri e grezzi diamanti, la durissima “Porcine & Pineapple” e la nichilista “ Cease & Desist” per poi sterzare con il cowpunk da ballroom di “On Your Side” verso il traguardo.
Quando sui titoli di coda di “No Return”, infine, Eamon Hamilton ci invita a riflettere che a volte “la solitudine di camminarti al fianco è maggiore a quella di camminare da soli”, realizzi in pieno il potenziale di un gruppo che con questo “The Beatific Visions” ci pare abbia voluto sperimentare molto e bene eccedendo forse in parsimonia per quel che riguarda le durate.
Costringendoci così a chiederne di più e lasciandoci con ancora molta voglia, ma, allo stesso tempo, grazie all’alta qualità compositiva generale, senza l’amaro in bocca.
Ernesto de Pascale
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Track list
Hold Me In The River
Margarita
If I Should Die Tonight
Mobile Communication
Spring Chicken
Isabel
Beatific Vision
Porcupine or Pineapple
Cease and Desist
On Your Side
No Return |