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Larkin Grimm – Parplar
(Young God)
www.myspace.com/larkingrimm

Wild-eyed and placid, witchy and innocent at the same time, Larkin Grimm release her third, magical, mystic album

Nata a Memphis da due genitori hippie, Larkin Grimm è un'artista nomade e girovaga cresciuta in una comune e approdata alla carriera musicale dopo viaggi in tutto il mondo, incontri fantascientifici e illuminazioni mistiche, come quella secondo la quale avrebbe ricevuto il dono del canto da una stregona impossessatasi di lei durante un rito.
Parlplar è il suo terzo album, con il quale l'artista approda all'etichetta Young God Records.
Basta leggere brevemente la sua storia e guardarla in una delle foto in cui sfoggia un look sospeso tra una hippie e un folletto della foresta, per immaginarsi la dimensione musicale attorno a cui ruota la musica di Larkin Grimm.
Senza dubbio nell'album c'è un'ispirazione cantautorale, che guarda a Joni Mitchell e che la rende paragonabile a Essie Jain o Vashti Bunyan, e che si unisce ad una vena dark-folk, blues e indie folk che la accomuna ad artisti che vanno da Devendra Banhart a JOMF (non a caso l'album è co-prodotto da Michael Gira, già con Banhart, Akron/Family Light, Angels of Light, Swans).
Oltre a ciò, nell'album della Grimm c'è quel senso di “american primitivism” che fonda le sue radici in John Fahey e che in lei trova un'espressione piuttosto forte: uno stile di fingerpicking personale e presente, brani ciclici, mantra decantati e a tratti mistici. Sonagli che accompagnano le evoluzioni chitarristiche come se la musica accompagnasse un rito primitivo, sciamanico, in una radura nel cuore della foresta di fronte ad un grande falò. Non mancano sfumature orientali, indiane, medioevali e quell'andamento musicale che evoca il senso di appartenenza , per la Grimm forse solo un ricordo d'infanzia, ad una comunità hippie e indipendente, come furono quelle della West Coast dei tardi anni Sessanta o della Notting Hill della Londra dei Quintessence.
Forse all'album manca complessivamente un po' di incisività, ma ci sono tanti elementi di interesse: dal personaggio della Grimm all'aderenza tra lo stile musicale e il contesto che la circonda, dalla produzione (per quanto non troppo complessa) perfettamente aderente al genere al gusto e alla capacità di realizzare in modo personale il tipo di musica folk fin qui descritto. Se ci si aggiunge la capacità dell'artista di crescere rispetto ai due album precedenti, si ottiene un mix decisamente intrigante e riuscito.

Giulia Nuti

1. They Were Wrong
2. Ride That Cyclone
3. Blond and Golden Johns
4. Dominican Rum
5. Parplar
6. Durge
7. Be My Host
8. Mino Minou
9. My Justine
10. Anger in Your Liver
11. All The Pleasures In The World
12. Fall On My Knees
13. How To Catch a Lizard
14. The Dip
15. Hope Of The Hopeless

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