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Suzanne Vega, giri di parole - note di musica e scrittura
libro e dvd,
minimum fax 2004
www.minimumfax.it
Ci sono canzoni e ci sono poesie,dice Suzanne Vega, due modi diversi di raccontare le stesse storie. Lei che da sempre ha desiderato essere una scrittrice, una story writer che ancora non ha trovato i tempi giusti per dare corpo ai personaggi del suo romanzo. Lei che scrive i propri testi partendo da un'immagine, alla ricerca della melodia nelle parole e dello svolgimento di una storia. Solo alla fine della composizione capirà se si tratta di una song o di una poesia. Le due scritture vivono camminando su questo confine e Suzanne Vega equilibrista della parola si muove con sincerità stilistica fra accordi e frasi.'Giri di parole', appunto, è il titolo di questo cofanetto appena apparso in libreria e viva testimonianza del format italiano del suo spettacolo : quel reading-concerto perfetta rappresentazione del suo più intimo percorso. Il libro raccoglie i suoi diari inediti dal backstage, un'intervista con Valerio Piccolo (traduttore e curatore in Italia del suo lavoro) e un lungo dialogo con Leonard Cohen.
Girovagare fra queste pagine è compiere un tragitto all'interno e all'esterno dell'artista : dalla vita oggi per un musicista a New York al controverso rapporto musica-politica, dai luoghi di viaggio e i contatti con il suo pubblico a ricordi e sogni notturni annotati con precisione narrativa. Tutto quanto insomma è un percorso di avvicinamento alle immagini del dvd, vale a dire la registrazione fedele del reading-concerto all'Auditorium di Roma nel 2003 (corredata da interviste e note). Sul palco immerso in un nero essenziale troviamo una Suzanne Vega sobria e elegante, accompagnata da Mike Visceglia al basso. Non la singer supportata dall'ensemble ritmica di un gruppo, e neppure la ragazza con la chitarra nei locali del Village venti anni fa. I brani in scaletta sono fra i suoi più noti, da Luka a Tom's diner a Left of Center, tutti splendidamente acustici.
Amo parlare durante gli spettacoli, dice la cantautrice, amo raccontare e spiegare, lo faccio per chi è venuto ad ascoltarmi; precisa che altrimenti sarebbe triste limitarsi ad eseguire le sue canzoni che spesso sono malinconiche. Quando lascia per un momento la chitarra e prende il libro per leggere le sue poesie, è un passaggio lievissimo, l'intervallo preannunciato di spazi dedicati all'altra sua scrittura. Così dà voce alle parole poetiche modulando la sonorità delle singole vocali e consonanti, semplicemente creando la melodia dell'immagine raccontata. Non c'è spoken word qui e d'altra parte Suzanne Vega sembra tenersi lontana dalle ultime strade battute in fatto di poesia e musica : la sua è una lettura tout court, come riconosce la paternità dei readings alla scena americana e alla sua tradizione; nondimeno precisa che non ama la moda odierna negli States dei poetry slam, perché in quelle competizioni fra poeti non contano affatto le parole scritte quanto 'il modo di essere' per battere l'avversario. I giri di parole e gli accordi si susseguono, questo è il suo modo di essere quando sale sul palco per raccontarci le sue storie, le sue immagini. Autentica, in definitiva, nella miglior tradizione dei folksinger da Guthrie e Dylan in poi.
Il mio rapporto con il palco, dice Suzanne Vega, è quello di un paracadutista che ha paura dell'altezza; è il luogo dove affronto i miei demoni. Se fossi una vera poetessa, ci dice in un altro momento,sarei molto più accurata, scriverei sonetti, testi che hanno disciplina e metriche rigorose; ma la verità è che io faccio un casino, e poi lo chiamo poesia.
Elisabetta Beneforti
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