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Barclay James Harvest - All Is Safely Gatheered in 1967 1997
Anteprima Il Popolo Del Blues nei negozi dal 30 gennaio 2006
Barclay James Harvest - All Is Safely Gatheered in 1967 1997
(Eclectic Audioglobe)
The most accurate collection on Barclay James Harvest covering all of it’s thirty year of music.
Per la prima volta viene pubblicata una raccolta che ripercorre l’intera carriera della band inglese dai suoi esordi fino all’ultimo album datato 1997. Un’ opera certosina che occupa quattro CD suddivisi cronologicamente a cui si aggiunge un quinto con registrazioni inedite che spaziano dal 1971 al 1997. Il booklet vede i quattro musicisti, John Lees, Wolly Wolstenholme, Mel Pritchard e Les Holroyd che, in prima persona, raccontano la storia della band commentando i vari album e le canzoni incluse nel cofanetto. Il ritratto che viene è quello di una band originale che nei suoi trenta anni ha collezionato enormi successi soprattutto in Germania e Svizzera grazie al suo sound nel quale si fondono Pink Floyd e Procol Harum, la psichedelica ed il barocco, il pop ed i progressive.
Jacopo Meille
Intervista alla Barclay James Harvest
di Jacopo Meille
La Barclay James Harvest ha da sempre avuto un percorso artistico estremamente personale; quale era il motore di questa originalità?
WOOLLY: Una band è come un matrimonio allargato, nel senso che devi per forza confrontarti con le varie personalità e sensibilità dei componenti. Questo è al tempo stesso la forza ed a volte il limite dello stare in una band. Quando le cosa vanno bene, tutto funziona meraviglia e tutti si riconoscono nella musica che fanno; improvvisamente, qualcuno si sente di dover far valere il proprio punto di vista e questo decreta l’inizio dei problemi…
John, cosa ne pensi di coloro che dicono che per riconoscere se una canzone sia una buona canzone, basta ascoltarla in versione acustica, voce ed un solo strumento di accompagnamento?
JOHN: Non credo che esistano regole per sapere se una canzone sia buona o no. Certo, cantare una canzone chitarra e voce, la riporta al suo stadio primordiale. Molte delle canzoni che ho scritto sono nate così, ma poi si sono evolute e migliorate con l’apporto degli altri strumenti. Quello che fin da subito si può intuire e se la melodia sia vincente o no. Pensa a ‘Bohemian Rapshody’: è una canzone fantastica, ma non potresti suonarla solo alla chitarra o al pianoforte; potresti solo farne una parte, ma andresti a perdere l’insieme.
“Woolly”, John, ma è davvero così difficile essere se stessi, musicalmente parlando?
Wolly: Per me non è difficile, ma devi accettare le conseguenze che derivano da ciò. Certo adesso è difficile perché quello che ti viene offerto musicalmente è la copia della copia della copia. Per ogni gruppo valido che esce, devi poi sorbirti tutta una serie di cloni: ci sono stati i Radiohead e subito dopo una serie di pseudo Radiohead; poi abbiamo avuto i Coldplay, ed ecco che sono poi arrivati i Keane, Snow Patrol ed altri. Questa è la realtà.
John: In Inghilterra vanno molto di moda i reality show, in cui c’è una sorta di compiacimento nel mostrare i limiti delle persone. Ci sono programmi che dovrebbero presentare o formare dei nuovi talenti, in cui è palese che l’interesse principale è mettere alla berlina chi di talento invece non ne ha. Ed i pochi che ne hanno, in realtà sono cloni di altri artisti. Tutto questo può essere divertente da vedere, ma è molto sconfortante.
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