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Cat Power The Greatest
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Cat Power The Greatest
(Matador/Self)
www.catpowerthegreatest.com
Chan Marshall’s seventh record is a soul-tinged shocker, undisputedly the warmest and most accessible of her career.
C’è voglia di tradizione e calore nell’ultimo disco di Chan Marshall. Non sappiamo se arriva nel mezzo di un periodo sereno della sua vita, ma sarebbe di certo la prima volta da quando la cantautrice americana incide canzoni. The Greatest si tuffa senza remore nel soul di Memphis, più precisamente nella scia segnata da colui che ne è il grande mito, Al Green, e lo fa con una confidenza fino ad oggi inedita nella sua carriera. Chi conosce la Marshall sa che la direzione intrapresa non ha niente di strano, è semplicemente il suono che l’ha accompagnata durante la formazione e a cui adesso vuole restituire un omaggio. Del resto Memphis aveva già visto nascere What Would the Community Think, l’album che fece conoscere il nome Cat Power, ma tanto sofferente era quel lavoro e tanto forte, tanto sicuro è questo. Sarà che con lei c’è una formazione di stelle locali, il chitarrista Mabon “Teenie” Hodges (già coautore assieme allo stesso Green), suo fratello Leroy “Flick” Hodges ed il batterista Steve Potts, uno dei migliori della scena, nomi importanti che permettono ai pezzi di emergere dal consueto sostrato indie, senza però stravolgerli. Basta prendere il pezzo migliore della raccolta, Living Proof, intensissima ballata sospinta dal tipico ritmo Hi Sound, per capire che si tratta di un lavoro volto a cesellare dettagli più che rivoluzionare, eppure fondamentale per aggiungere profondità ad una scrittura ampiamente rodata. Togliete i fiati alla splendida Lived in Bars e otterrete la classica ballata marshalliana, involuta ma a tratti tagliente come un rasoio, togliete il violino alla title-track e rimarranno solo il piano e le parole di Chan, ancora una volta sospese in quel limbo imperscrutabile che sembra essere riproducibile solo nella sua mente. E ancora, potete togliere gli archi incalzanti e il piano elettrico alla conclusiva Love & Communication, ma rimarrà comunque il pezzo più intenso e oscuro della collezione. L’atmosfera generale è comunque rilassata e c’è da sperare che si estenda anche alle date dal vivo, dove notoriamente la Marshall ha una storia travagliata a causa di frequenti flirt con la bottiglia, esorcismo personale che serve ad allontanare una potentissima paura del palcoscenico. Siamo sicuri che il 2006 sarà l’anno in cui Cat Power sarà “scoperta”, la critica la acclamerà, i concerti si faranno più affollati e molte stazioni radio inizieranno a passarne i pezzi, e pazienza se c’è voluta un’entrata leggermente più convenzionale della sua discografia. The Greatest è un tributo ad uno dei più floridi momenti musicali d’America, un piccolo disco che si prende la briga di celebrare grandi cose, e noi non possiamo far altro che consigliarvelo.
Bernardo Cioci
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