. Richard Thompson – The life and music of Richard Thompson

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Richard Thompson – The life and music of Richard Thompson
(Free Reed Records)
www.free-reed.co.uk

Richard Thompson – The life and music of Richard Thompson

Altissimo profilo artistico, pungente sense of humour, tecnica strumentale ineccepibile, imprevedibilità accesa, status culti raggiunto in tempi non sospetti, Richard Thompson è un artista la cui definizione perfetta è raccolta in una definizione data di se stesso da Frank Zappa: No Commercial Potential.

Ci voleva un cofanetto di 5 cd (più l’immancabile bonus) e 172 pagine di libretto ad accompagnare la sconfinata raccolta, a elevarlo ancora più in alto, nelle sfera delle living legends tale infatti è la percezione del non ancora sessantenne fondatore dei Fairport Convention.

La britannica Free Reed, specializzata in complicatissime e controproducenti operazioni commerciali di questo tipo – vedi www.free-reed.co.uk – non poteva fare davvero di meglio. Grazie al libero accesso agli archivi personali del chitarrista naturalizzato californiano e alle sue preziose indicazioni, l’etichetta britannica ha prodotto un’opera che resterà come riferimento costante, ogni qualsiasi volta si nomini Richard Thompson, d’ora in poi.

Quali sono i meriti più evidenti del chitarrista cantautore?

Sicuramente aver partecipato fattivamente all’originalità dell’appena nato folk rock inglese ai tempi di “Liege & Lief”, IL DISCO PER ECCELLENZA del folk rock britannico, prodotto dalla più irreprensibile delle mille formazioni dei Fairport Convention, nei primi mesi del 1969 (Thompson, Denny, Hutchings, Nicol, Swarbrick).
Non solo: Thompson ebbe anche subito il merito di riuscire a superare con coraggio lo shock della dipartita di Sandy e Ashley ravvedendo nel violinista Swarb il perfetto partner su cui ricostruire un suono intuito solo pochi mesi prima e a affondare il colpo con “Babbacombe Lee” e “Full House”, due album non meno riusciti.
Non male per un ventiduenne.

Richard, il più giovane dei Fairport riuscì però a che a non dimenticarsi mai di se stesso e già nel 1972 a forgiare con originalità il suo primo album solista, “Henry, the Human Fly”, incipit di una carriera solista infinita che raggiunge intatta i nostri giorni con lo straordinario “Front Parlour Ballad”.

Attraverso il sodalizio profondo ma anche drammatico e doloroso con la prima moglie Linda e gli straordinari album insieme (“Hokey Pokey”, ”i want to see the bright loghts tonight” ed “Beat the retreat”), come solista di sempre maggior culto negli Stati Uniti poi, per quanti hanno tentato di farsi strada nella complicata discografia del musicista inglese sono gli anni ottanta quelli in cui l’artista tenta di divincolarsi da qualsiasi legame e incide con - in sostanza - tutte le etichette che gli offrono una possibilità.

Gli ottanta un periodo di grande creatività ma anche confusione: una nuova moglie, il primo, tangibile, successo statunitense con l’album “Hand of kindness” e una band da citare con3 Faiport ( Simon Nicol, Dave Pegg, Dave Mattacks), un compagno d’avventura oramai veterano, John Kirkpatrick, l’americano Pete Zorn( dagli Arizona Smoke Review), il ricercato sessin man Pete Thomas e Clive Gregson, già leader dei pochi fortunati Any Trouble, gruppo di punta della Stiff records del dopo Elvis Costello & the Attractions. Realizzato e prodotto da Joe Boyd( già manager e produttore dei Fairport e dei dischi solista di Richard – nonchè ex fidanzato di linda Thompson – e di Sandy Denny) “Hnad of Kindness” non andrà lontano anche se “Tear Stained Letter” resterà nel repertorio di Richard per sempre come una delle canzoni più richieste!

Il contratto con la Polygram e l’album del 1985 “ Across a Crowded Room “ non faranno di meglio, pur essendo quel disco uno dei primi prodotti ad essere stampati su cd. La successiva tournée americana contribuirà alla definitiva americanizzazione di Thompson, un personaggio fuori dagli schemi rigidi che l’immagine negli ottanta richiede. Richard non perderà però niente del suo stile Briish Old Gothic riuscendo nel disco successivo, “ Daring Adventures” a licenziare un altro dei suoi “singoli” meglio riusciti, la canzone “Valerie”.

Continuano e crescono intanto le collaborazioni e di tutti i tipi, troppe a essere trascritte ma tutte perfettamente selezionate e spiegate nel cofanetto della Free Reed.

Il più cospicuo contributo dall’industria discografica si consolida, comunque, nel 1987 quando Richard Thompson riceve un’offerta dalla Capitol records, forse l’unica maniera per riuscire davvero a farcela negli sati uniti dopo sei anni di lavoro prezioso ma durissimo. Con il supporto della grande etichetta il chitarrista, oramai quasi quarantenne, potrà finalmente sviluppare più a fondo il suo lato d’autore, concentrandosi a scrivere canzoni anche per altri.
Il primo che pubblicherà con la Capitol, “Amnesia”, pur contenendo sentimenti anti americani non convincerà né di qua né di là dell’oceano e Thompson non pubblicherà, ufficialmente, un nuovo album per i prossimi tre anni. Il rapporto con la Capitol continuerà, fra alti e bassi, fino al 2003

Indubbiamente il rapporto con la major pur nella sua difficile gestione porterà Thompson dei benefici (le canzoni scritte per Bonnie Raitt, ad esempio, una artista che incideva per la EMI, proprietaria della Capitol oppure un intero tribute album che contribuì a una percezione più vasta presso un ulteriore nuovo pubblico del chitarrista).

L’industria ufficiale resta però stretta a Thompson e sono i suoi fans a spingere l’acceleratore sui tono originali, sulla imprevedibilità e sull’eclettismo di Richard che benedirà (quasi) sempre le pubblicazioni e anche “watching the dark”, il box set della Hannibal/rykodisc, un oggetto destinato a incrementare il uso profilo.

E’ l’album “Mirror Blue”del 1994 a destare nuovo interesse a un pubblico più vasto intorno a Richard Thompson. Anche qui i capolavori che valgono una carriera si sprecano ( “1952 Vincent Black lighting”, “ Beeswing”).
Mentre le tournée si susseguono così come le manifestazioni di rispetto da parte della(nuova)industria e della critica, i tempi pachidermici della discografia ufficiale – il successivo album, il doppio “ You? Me? Us?” è del 1986 – vengono accorciati da altre interessanti pubblicazioni indipendenti. Nel disco Richard assume molti ruoli: l’amante rifiutato distruttivo, il maniaco depressivo, il collezionista di totem di magia nera, l’osservatore distaccato delle altrui miserie, la spia domestica, l’avvoltoio umano, il saccheggiatore di corpi.
Troppo per un album solo, se pur doppio! Ed è subito il tempo per “Industry” con l’amico Danny Thompson al contrabasso

Nel frattempo però il mondo della discografia è cambiato e ha scoperto i fortysomething quel popolo silenzioso che giunto al sabato pomeriggio entra in un negozio di dischi e oltre a Bruce Springsteen, Ry Cooder, Tom Waits, U2 (allungate voi la lista) senza far troppo rumore acquista un album di Richard Thompson, e non per forza il più nuovo.

Sono i giorni di riviste come Mojo(primavera 1993), VH-1, dei primi documentari rock, del premio Ivor Novello al chitarrista per il suo contributo alla musica inglese, dell’esplosione del festival di Cropedy, quello tenuto dalla grande famiglia Fairport (“puoi anche lasciare i Fairport ma non potrai mai smettere di essere parte di quella band “dirà un giorno). E presto sarà il momento di “Mock Tudor" un concept album diviso in tre segmenti. Il disco, per quanta e tanta sia la sua bontà non andrà oltre i risultati dei dischi precedenti per la Capitol. Scade così un contratto per cinque dischi che entrambe le parti non vorranno rinnovare, ognuna di esse con i propri buoni motivi.

L’inizio del nuovo millennio produsse ulteriori buone scuse per rivalutare l’artista. Molte le testate che nelle loro classifiche del passato secolo vedranno Richard protagonista in un modo o in altro. Il nuovo interesse convinse quindi le case discografiche a lanciare corpose campagne di ristampe.

La libertà espressiva, la possibilità di potersi esprimere al meglio attraverso progetti paralleli senza dover rispondere a questa o quell’etichetta aprono il periodo più felice della carriera di Thompson. Si parte subito con “1000 years of Popular Music”, mille anni in ottanta minuti per giungere presto a "The Old Kit Bag”(2003), un gran bel disco diviso in due segmenti. Ma sarà il successivo “Front Parlour Ballads” dell’agosto 2005, il suo primo solo album acustico dal 1991) a far riflettere ancora più profondamente sullo stile Contemporary British Gothic, il cui segreto è conosciuto solo a Thompson.

Tutto qui? penserà qualcuno. C’è molto di più a scavare e senza neanche andare troppo a fondo perché Thompson è un fiume in piena d’idee che per il box della Free Reed, “The Life and Music of RT” non si è tirato indietro per incidere nuovamente o addirittura per la prima volta una quantità impensabile di materiale, finalizzato a una migliore comprensione del suo sfaccettato personaggio. Così facendo Richard Thompson si è fatto un bel regalo. E a noi ne ha fatto un’ancora maggiore! Imperdibile.

Ernesto de Pascale


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