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Franz Ferdinand
Franz Ferdinand
Firenze, 18 dicembre 2005
www.franzferdinand.co.uk
Scottish indiepoppers rock Florence’s Saschall with a driving live show that surpasses their vaguely monotonous records.
Due anni fa i Franz Ferdinand avevano appena pubblicato l’EP Darts of Pleasure, giusto una fra le tante uscite della Domino Records, leggendaria etichetta indie londinese. Li ritroviamo oggi al secondo album, con una notorietà mondiale consolidata e di fronte un mercato che sempre più spesso vede gli indipendenti nel ruolo di protagonisti. “Siamo un gruppo dance con le chitarre” ricorda il cantante Alex Kapranos, in fondo i ritmi un po’ monocordi di You Could Have It Much Better stanno lì a testimoniarlo e il Saschall riempito di stasera non attende altro. Ma prima di loro arrivano i supporter Rakes con un quartetto che è il più classico del rock inglese, chitarra-basso-batteria, ed un cantante completamente perso nel tipico distacco dei gruppi d’Albione. Il loro suono è nevrastenico e conciso il pubblico gradisce anche se il senso di deja vu fa spesso capolino e gente come Fall e Television Personalities dovrebbero ricevere una larga fetta delle loro royalties. Il piatto forte della serata deve comunque arrivare. Appena saliti sul palco, Kapranos e soci impiegano poco a far capire che i paragoni con i Talking Heads, fioccati troppo spesso, sono decisamente fuori mira. This Boy attacca con un incalzante 4/4 fatto per colpire il corpo e solo quello, e la folla sembra gioiosamente regolarsi di conseguenza. Passano pezzi come una mitragliatrice, Do You Want To e Tell Her Tonight sono funk insistiti che illustrano in tre minuti lo strano amore che molti rapper americani hanno tributato al gruppo scozzese, mentre Take Me Out e The Fallen sono frenetici inni a ben noti cliché del pop (amore, relazioni problematiche, dissoluzione). Ingredienti semplici che bastano a far funzionare la serata, ma in realtà il merito principale dei Franz Ferdinand consiste nel riportare alla luce un suono ormai lontano, quello di gruppi conterranei come Josef K e Orange Juice, emersi all’inizio degli anni ’80 ed ispirati allo stesso modo dai Velvet Underground come dagli Chic. Dove loro fallirono, in virtù di un amatorialismo forzato dalla scarsa tecnica (ma furono fallimenti ben gloriosi…), i Ferdinand riescono grazie ad una precisione strumentale che va oltre la semplicità della musica, merito da attribuire anche ad una sezione ritmica che molte band invidiano di sicuro.
Bernardo Cioci
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