. Mike Sponza & The Central Europe Blues Convention - Kakanic Blues

Mike Sponza & The Central Europe Blues Convention - Kakanic Blues
HCB 69-007 – 2005 – Italia



Sponza has assembled a terrific crew of East-European Blues mongrels to offer a wide array of stylistic approaches… Mature sound seamlessly blending traditional Blues and spanking new arrangements… Hammond wizard Bonivento’s performance alone worth of the price of the ride… A few flaws can’t prevent “Kakanic Blues” to be one of the best Italian Blues records ever.

Quando si chiamano gente come Matyas Pribojszki, Kay Foster Jackson e Herbie Goins a partecipare a un progetto musicale, è chiaro che si vuol fare sul serio e Mike Sponza ha rischiato di brutto d’incidere il miglior disco di Blues italiano da diversi anni a questa parte.
L’unica cosa che sciupa la festa è la registrazione, un pò molle, che sfora talvolta nel collage, un problema di non facile soluzione quando inviti diversa gente. Volendo esser pignoli si può anche notare che l’ordine dei pezzi non é quello citato nel libretto e che, ma questa potrebbe esser una scelta voluta, tra un pezzo e l’altro avete il tempo di controllare se l’Enel vi ha staccato la luce, se i topi vi hanno mangiato i fili del CD player, preparare un caffé ecc... Dopo il cahier des doléances, arrivano le buone notizie: questo é un signor disco. Sponza, a differenza di altri musicisti italiani bluesofili, ha capito tutto o quasi, in primis ha capito di non rifare i grandi standard che tutti conoscono e che, quando si fanno i pezzi altrui, non é necessario riprenderli tali e quali ma si può anche esercitare un diritto, più che legittimo, alla libertà d’espressione. Un’altra differenza é costituita dagl’assoli, lunghi quanto basta, e appunto dagl’arrangiamenti, assai curati. Dal riff accattivante di “Kakanic Blues” al funky-jazz di “Keep on Groovin’”, attraverso “Innocent Crminal”, un pezzo di grande sensibilità non solo musicale, Sponza é autore ispirato, mai esagerato, con assoli calibrati e fluidi. Nei pezzi altrui domina questa capacità, non comune, di scrivere degl’arrangiamenti originali che sfiorano talvolta l’invenzione geniale come la voce megafonata in “If you love somebody” di Sting, l’ingresso della pedaliera dell’hammond e le percussioni in “It hurts me too”, il flauto in “Little girl” di Mayall. Il genietto magiaro dell’armonica Matyas Pribojszki, del quale abbiamo già parlato su questo sito, illumina “I didn’t know” di Sponza, il quale lavora di cesello negl’assoli come all’inizio di “Five long years”. Tra i tanti ospiti fa piacere riascoltare il grande Herbie Goins, un monumento del Blues italiano, e tra gl’indigeni uno strepitoso Michele Bonivento all’hammond e al piano. Vogliamo esser chiari: “Kakanic Blues” é un bel disco, molto al di sopra degli standard italiani, e i difetti menzionati all’inizio, non ne inficiano il notevole valore artistico.

Luca Lupoli

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