Everyday’s life songwriter gives us some hope this time.

Il quarto disco di Chris Knight, cantautore figlio di minatori del Kentucky, segna un ulteriore passo avanti nel suo percorso musicale e, se vogliamo, personale. La durezza, mista a disperazione dei testi dei primi dischi che tanto impressionarono giornali come il New York Times, sono accompagnati da ballate nelle quali Knight offre al pubblico un lato inedito e dolce. ‘Cry Lonely’ è una canzone d’amore e più ancora di condivisione della vita, dei suoi alti e bassi, che ci mostra Knight quanto meno più ottimista. Per contro, ‘Jack Blue’ è una sua classica canzone, una sorta di western moderno, con tanto di cattivo ormai redento che vive nella sua fattoria mentre lo sceriffo continua a dargli la caccia.
Nella musica di Knight sono presenti tutti i rimandi alla grande tradizione degli storytellers della provincia americana: da John Fogerty (ascoltate ‘River Road’) a Johnny Cash, da John Cougar Mellencamp al Boss ed, in questo lavoro a Bob Seger. La vita “on the road” fatta di bevute, di solitudine e di lunghi silenzi, questa è la ricetta dei testi delle canzoni di Knight; i protagonisti delle sue storie sono uomini che non sono in pace con se stessi con i cambiamenti inevitabili anche se sbagliati della società (‘Dirt’), con la vita che conducono (‘To Get Back Home’, ‘Enough Rope’) e con le scelte fatte (‘Too Close To Home’) in cui è facile immedesimarsi anche se l’immaginario che Knight usa è quello della vasta e disarmante provincia americana.
Chris Knight è un cantautore calato perfettamente nel suo ruolo a cui va riconosciuta una coerenza invidiabile e difficile da ritrovare altrove: cantautore che vive nel suo piccolo paese di ex minatori del Kentucky. Quello che canta è in fondo la sua vita e quelle delle persone che lo circondano.
Jacopo Meille