Bloody men is a bloody organic record by a band that set the scene long time ago and still commands attention and respect by younger generation of folk hipsters!!!
Dalle prime note “Bonny Black Hare“ non penseresti di trovarti davanti alla storica Steeleye Span se non fosse per la coralità della proposta perché ciò che apre “Bloody Me“, l’ascoltatore viene catapultato in un mondo di ribaldi e felloni che poco ha a che fare con il folk. La chitarra di Ken Nicol guida decisamente le danze mentre la batteria di Liam Genockey (ex Penguin Cafe Orchestra) roccheggia baldanzosamente.
Si prenda il tradizionale “Cold Hally Windy Night“ e lo si paragoni a certi Jethro Tull. Viene prima l’uovo o la gallina? Oppure la lunga, epica, “Demon on the Wall “ che combina molta classe e altrettanta voglia i evolversi.
Pervasi da una gran voglia di fare e produrre, Steeleye Span di oggi hanno realizzato 3 album dal 2004 ad oggi “Babylon”, “Winter” e questo “Bloody men“, sicuramente il migliore del nuovo corso. La cognizione della storia culturale, sociale e politica inglese rende la raccolta ancora più autorevole ed è nel secondo cd che gli Steeleye Span confermano lo stato d grazia dei primi 46 minuti.
Nei 17 minuti circa di “Nedd Ludd”, esaminando lo spirito di ribellione che si infiltrò ovunque nella terra d’Albione dalle Luddities ai raduni politici di Peterloo, il tutto sistematicamente sedato dal Governo, la formazione di Maddy Prior, Peter Knight e Rick Kemp impone il passo a quegli artisti più giovani che trattano il folk come una costola del cantautorato tradizionale o colorano lo steso di power chords. Il lungo tradizionale, uno di quei brani in cui il fine giustifica i mezzi non era mai stato restaurato e “contemporaneizzato” così bene.
Operazione quindi perfettamente riuscita questo “Bloody Men“ - un must per i veri fans, un po’ meno per gli altri (stava tutto in un cd!) - che con l‘aggiunta “Nedd Ludd“ dà una bella spallata a tanti parvenue dell’ultima ora e regola i pesi con altri artisti della loro generazione. La Albion band, per citare un nome non casuale visto che Ashley Hutchings fu l’iniziatore degli Span e viene altrettanto da lontano) pur avvalendosi della presenza di Ken Nicol, è una bella spanna indietro e così quasi tutti.
Negli Span di adesso è stato infatti seminato un seme progressive che - un po’ nelle voci, un ò nelle progressioni armoniche - affiora ed altra roba in più.
Materiale emotivo e artistico che il gruppo fa bene a tenersi stretto.
Ernesto de Pascale
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Track list
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