Latest Power Pop’s young gun, Ben is a very very naughty & smart boy. This is Pure Pop for Now People. No frills, no fills. Almost perfect, almost famous!!!
Scorre bene sulle ali di un corroborante Power Pop il terzo album di Ben Kweller, faccia acqua e sapone di chi la sa lunga e manda a memoria la tabellina del numero diciassette e tutte le canzoni di una volta della sottovalutata Dwight Twilley band.
Se volete essere nineteen forever questo disco, quello che gli sta conferendo un più incidente status oltre il mercato underground locale indipendente, farà al caso vostro.
Melodie semplici, guidate da accordi binari di pianoforte - sulla scia della lezione di Ben Folds, con cui divide il progetto “The Bens” - e da ritmi spectoriani, si incastrano a scomparsa l’un con l’altro per un insieme organico che brilla in canzoni come l’iniziale “Run“, la semi intimista “SunDress“ dai cori wilsoniani, ottima per far piagnucolare le ragazze del primo anno nel silenzio della loro cameretta, all’ombra del poster di Ben mentre cercano un nuovo ragazzo su Facelook.
Ben sbaglia poco e si continua nfatti bene con “I Gotta move“, che lancia un saluto a altri eroi minori del Power Pop late seventies come Greg Kihn (oggi dj a Sacramento), la lennoniana “Thirteen“ il cui intermezzo d‘armonica a bocca pare un outtake di “Born to Run“, “I don‘t know why“ che non avrebbe sfigurato nel repertorio del Lou Reed a cavallo fra i settanta e gli ottanta se non fosse per un ritornello smaccatamente californiano.
Se non bastasse la radiofonica “Magic“ con una partenza a strappo mostra la mano del mestierante oltre che del talento mentre la successiva “Red Eye“, il brano più adulto della raccolta dalla lasciva sinuosità armonica, sono il suo lasciapassare per il futuro.
Se non ci fossero alle spalle quarant’anni e passa di melodramma pop - da classici come “why do lovers break beach other’s heart“ a questo album - si potrebbe parlare di riscoperta di un filone lasciato un po’ morire. Invece è il consolidamento del sogno americano all’ennesima potenza, del teenager che c’è in te, quello che ha contribuito a far moltiplicare il numero di omicidi e suicidi, nel 2006.
Certo, uno si indagherà, cosa c’entra Ben Kweller con tutto questo? lui è solo il codificatore di un desiderio di svago ossessivo e compulsivo ma qualcuno in tempi non sospetti ci insegnò che la musica aiutava a vivere da eterni giovani. E forse anche a morire.
Destinato a restare giovanetto per sempre come Tony Renis, lo aspettiamo alla curva del prossimo disco - questo serviva a lanciarlo oltre ! - perché, depositando all’angolo le illazioni corrosive, Kweller potrebbe fare una bella carriera concentrata sulla scrittura e sulla crescente potenza che sta pompando nelle sue canzoni.
Autodidatta, Ben suona nel disco tutti gli strumenti e questo aiuta la compattezza, seguito dallo sguardo protettore di Gil Norton, un produttore non intrusivo che fa rigare tutto sul giusto binario.
Si arriva così in fondo a “Ben Kweller” con altre due belle canzoni - la lenta “until i die“ e la casinara “tris is war“ (scritta per i bis, non mi freghi Ben ! n.d.r.) con una bella sensazione di sazietà.
Alla fine dei 40 minuti tu ascoltatore hai scoperto che ti sei imbattuto in un cd i cui pezzi sono tutti ad alto livello, che i rischi sono fuorilegge e l’ignoto ignorato. Già sei stupito da un po’ a questo punto oh ascoltatore!; tu che sei abituato a ascoltare distrattamente, a sopportare qualche cagata qui e lì, a perdonare lungaggini inutili.
“Ben Kweller” ti ha fregato: 11 canzoni, no riempitivi, solo 40 minuti.
Il Power Pop pretende d’altronde questo: partire con il piede giusto e proseguire così fino in fondo. Qualcuno laggiù nella mischia si potrebbe anche rompere le palle, il recensore vi invita però a riflettere sulla difficoltà di tenere alta la scrittura di canzoni di tre minuti in cui gli assoli sono praticamente vietati.
Arte povera, artigiana, neanche più tanto da Top Ten se non sei i Green Day (che pescano a piene mani dall’attitudine del Power Pop).
Canzoni pop per la gente, il cui debito di ringraziamento al pubblico è stato pagato in anticipo, con grande rispetto e partecipazione della everyday life.
Consigliato quindi senza riserve. Dovete meritarvelo però questo “Ben Kweller“ perché il ragazzo è very very smart e se non state tutt’orecchie vi potrebbe trovare disattenti. Che figuraccia…!
Ernesto de Pascale
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Track list
1. Run
2. Nothing Happening
3. Sundress
4. I Gotta Move
5. Thirteen
6. Penny on the Train Track
7. I Don't Know Why
8. Magic
9. Red Eye
10. Until I Die
11. This Is War |