A band never in time.
John Field e Tony Duhig amavano il jazz, la musica africana e quella latino/americana. Pur partendo dalle esperienze R&B, approdando al pop ed in fine alla psichedelica, i due non hanno mai abbandonato il sogno di comporre una musica che riuscisse a armonizzare le loro passioni musicali. I primi dischi dei Jade Warrior escono per la Vertigo, e servono a gettare le basi oltre che a permettere ai due di guadagnarsi le lodi e gli apprezzamenti dei loro colleghi musicisti a scapito di un mancato successo di vendite.
Nel 1974 un’altra etichetta, la Island, offre ai Jade Warrior una seconda possibilità. Chris Blackwell infatti intravede nelle composizioni di John Field e Tony Duhig una possibile alternativa al successo di ‘Tubular Bells’ di Mike Oldfield. In effetti la musica contenuta in ‘Floating World’, il più interessante dei quattro dischi ristampati dalla Eclectic Discs, ha non poche analogie con il rivoluzionario “esercizio di stile” di Oldfield. ‘Waves’ è composto da due lunghe suite ed ancora rimanda a ‘Ommadawn’ sempre di Oldfield, il quale, proprio in questo disco si avvicina alla musica africana inserendo delle percussioni. Nel disco suona Steve Winwood, estimatore della band avendo fatto il tour con loro in america al tempo dei Traffic. La musica della band si fa sempre più dilatata, rarefatta e meditativa, anticipando in qualche modo la world music, e per questo, si pone in netto contrasto con l’estetica ribelle e anarchica del punk che, con il suo arrivo, concorrerà all’insuccesso commerciale del pur bello ‘Way Of The Sun’.
Difficile valutare adesso le reali potenzialità di Duhig e Field, la cui musica, sicuramente originale, non ha mai avuto la sorte di arrivare nei negozi al momento giusto, battuta sul tempo da proposte musicali molto simili e, forse, più accattivanti.
Jacopo Meille
|
|