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Detlev Hoegen - Crosscut Records

The Mystery of the Lost Award 

The weather in Dallas, Texas, was as usual: hot and humid.  Seated in a drive-in before a coffee, a tall, elegant gentleman is thoughtfully browsing a phone book: he is a young man on a mission, almost an undercover agent for the Blues.  He needs a signature on a contract to release some recordings from the most re-known and influential Blues guitar-player of all times: Freddie King.  He started dialling a number ...I am in a phone booth, baby ...

Il protagonista di questa storia è Detlev Hoegen, il padrone della tedesca Crosscut Records, uno di quegl’uomini senza i quali il Blues in Europa non sarebbe esistito. Non é adulazione: alla fine degli anni 70, inizi 80, pochi tra coloro che volevano lavorare nella e con la musica pensavano di fondare un’etichetta di Blues, essendo questo genere in grande declino sia negli States che in Gran Bretagna. Meglio lasciare la parola a Detlev medesimo per raccontare una storia che entra, di diritto, nella mitologia del Blues...

D. H . = Un giorno del 1984 apprendo che la mia etichetta Crosscut Records ha vinto il quinto W.C. Handy Award nella categoria Foreign Contemporary Blues Album (contrariamente a quanto si possa pensare, questa categoria non riguarda gl’artisti stranieri, ma dischi pubblicati al di fuori degli Stati Uniti, n.d.r.) con Rockin’ the Blues Live di Freddie King, il chitarrista texano scomparso nel 1976 a soli 42 anni.  La felicità per questo traguardo, raggiunto con uno dei primi vinile stampati dalla Crosscut (CCR 1005), venne mitigata dal fatto che nonostante qualche tentativo di contattare il management della Blues Foundation, non ricevetti mai nessun riconoscimento, statuetta o attestato che fosse.  Questo fatto è probabilmente da addebitarsi allo scarso interesse che avevano gl’americani a promuovere il Blues in Europa attraverso etichette europee.  Indi, mi misi il cuore in pace, archiviando mentalmente la questione.  In tempi più recenti, ho conosciuto Jay Sieleman , direttore attuale della Blues Foundation, e venutami a mente questa vecchia storia, ho deciso di raccontargliela. Jay ha preso tempo per verificare i fatti, e oggi (9 Novembre 2006, n.d.r) mi é stata consegnata la statuetta e il relativo attestato sul palco del Festival Blues di Lucerna da Jay in persona (vedi foto).  La pubblicazione nel 1984 di Rockin’ the Blues Live viene da lontano. L’anno precedente a Radio Brema avevo trovato delle registrazioni di due concerti di Freddie King, fatte appunto da Radio Brema nel 1974 e nel 75, di grande qualità artistica,  King era in grandissima forma, con un sonoro ottimo per gli standard di quei tempi!  Chiesi consiglio al dipartimento legale di Radio Brema e mi fecero presente che avrei comunque avuto bisogno dell’approvazione degli eredi di Freddy King per stampare un disco con il suo nome.  Rintraccio il legale della famiglia King e parto baldanzoso per Houston.  Il giorno dopo mi trovo di fronte ad un avvocato che sembra uscito da il film “Il Padrino” il quale m’informa che l’assenso degl’eredi è garantito ma che le spese per istruire la pratica – ossia la sua parcella - ammontano a 5,000 dollari, somma che io ovviamente non avevo con me e che, altrettanto ovviamente, non ero disposto a spendere.  Dico all’avvocato che vado a procurarmi i soldi e alzo i tacchi un po’ mesto pensando d’aver fatto un viaggio a vuoto.  Prima di gettare la spugna, opto per consultare un elenco telefonico sperando di trovare un numero ragionevole di Freddy King, e che i suoi eredi abitassero ancora lì.  L’impresa si rivelò più facile di quanto supponessi, e dopo qualche tentativo, una signorina gentile, figlia di King, mi dette appuntamento.  Riuscì così a bypassare l’avvocato ed ad ottenere l’assenso degli eredi legittimi.  E questa è una vera rarità tra i dischi postumi di Freddy King!

Freddie King - Rockin’ the Blues Alive
Crosscut Records CCR 1005 – Germany - 1984
Tracklist:
Hideway; Big Legged Woman; Key to the Highway; Mojo Boogie, Wee Baby Blues; Meet me in the morning; Blues band shuffle  

Intervista e testo: Luca Lupoli

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