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Artisti Vari - All My Loving
(voiceprint)
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Nel 1968 Tony Palmer, fresco di laurea presso la scuola di cinematografia di Cambridge, era la mascotte della BBC che, grazie a suo un bellissimo documentario su Benjamin Britten (in parte sceneggiato),aveva, per la prima volta, finalmente trovato spazio sulle reti televisive pubbliche americani.
Per spiegare al grande pubblico inglese, scettico per antonomasia, cosa fosse la musica rock e perché aveva un senso nella vita quotidiana, la televisione di stato pensò di rivolgersi a lui, giovane e rampante ma - particolare non trascurabile - assolutamente all’oscuro dei perché del rock, in particolar modo di quello britannico.
Palmer non disse no; capì immediatamente che il compito che gli era stato affidato lo avrebbe introdotto fra l’elite di un mondo che cominciava a far gola a molti e - avrebbe ammesso molti anni dopo - la visione trasversale che Antonioni aveva dato di quella scena in Blow Up lo avevano molto colpito. Senza perdesi d’animo Palmer si ricordò che solo un paio d’anni prima aveva fatto da anfitrione a John Lennon presso la sua università e che John, come ricompensa, gli aveva lasciato il suo segretissimo numero di telefono.
Tony compì il gesto più semplice: fece squillare l’apparecchio di John che non solo rispose alla chiamata ma che abbracciò sin da subito il progetto, anche lui consapevole del ruolo che il suo gruppo avrebbe potuto avere se avesse accettato di fare da Maestri delle Cerimonie. In fin dei conti nel 1968 i Beatles - dopo quel capolavoro di Sgt Pepper - vedevano il mondo musicale correre molto molto veloce e qualche preoccupazione affiorava nei più ristretti circoli della formazione.
The Cream tostissimi dal vivo, Pete Townshend che parla di “ruolo propedeutico” del rock, i Pink Floyd di “A Seacerful of Secrets”, Zappa nel ruolo dell’intellellettuale, Hendrix appena sveglio che argomenta temi profondi ma anche The Moody Blues sull’onda di A Night in White Satin, George Martin, Anthony Burgess, Lulu e i minori Gun, sono i protagonisti che affiancano i quattro Beatles e uno splendido Derek Taylor (il loro magnifico ufficio stampa), Beatles pure lui per una occasione così ghiotta.
Onesto, accurato, senza peli sulla lingua, senza commenti da parte del regista e totalmente schietto,”All My Loving” mise il popolo medio britannico a contatto con una scena che fuori da Londra pochi avevano realmente compreso se non in ristretti circoli. Palmer, grazie al successo di critica di “All My Loving“ (“questo documentario spiega più del Pop che un intero anno del programma Tv Top of The Pop” commentò l’influente The Observer ) venne universalmente riconosciuto come il primo documentarista rock britannico. Promosso, Tony venne ingaggiato dai Cream per il loro Last Concert, e, a seguire, dal manager Gerry Bron che gli commissionò tre lavori simili, dedicati alla carriera solista di Jack Bruce, ai nuovi astri Colosseum e ai Fairport Convention versione 1970. Tre bellissimi documentari che attendiamo di rivedere, rimasti inediti da allora e rintracciabili solo negli archivi si selezionati collezionisti.

Ernesto de Pascale

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