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Molly Hatchet-Live@Bologna "Ke Me Meo" 06/12/08
Il "Ke Me Meo" è un piccolo locale di Argelato, vicino Bologna, molto carino ma anche molto difficile da trovare e la nebbia che stanotte avvolge la zona rende ancora più difficile la missione ma uno dei gloriosi gruppi della old school confederata chiama a raccolta le proprie truppe di fans e non si può mancare!
Della formazione originale è rimasto (ed è un ritorno il suo) il membro fondatore Dave Hlubeck accompagnato dal tastierista John Galvin che suonava nella Band dell'indimenticato primo vocalist Danny Joe Brown per poi entrare dal 1983 nei Molly Hatchet, dal poderoso bassista Tim Lindsey che ha suonato nella Rossington Band, nei gloriosi Lynyrd Skynyrd e nella Artimous Pyle Band, dal cantante Phil McCormack dalle tipiche timbriche South, il batterista Shawn Beamer e il chitarrista solista eanche lui ex-Danny Joe Brown Band, Bobby Ingram.
Bikers, Cowboys e qualche metallaro si aggirano per la sala, invero non pienissima, convivendo pacificamente in attesa di quello che sarà il set che praticamente mi aspettavo, la Band sale sul palco ed attacca con un trio di brani in grado di mettere a sedere chiunque "Whiskey Man","Bounty Hunter" e"Gator Country" scaldano a dovere la platea. Fortunatamente la "vena metal" presente nelle loro opere discografiche più recenti non è la principale e, soprattutto dalla chitarra di Hlubeck trasuda quel particolarissimo gusto sudista che tanto ho amato nel passato. Purtroppo invece l'altro chitarrista (ingram) predilige un certo stile virtuoso, molto più vicino a ipertecnici tipo Steve Vai, che nell'economia del sound della Band ci sta, a mio avviso, come il cavolo a merenda.
Va da se che queste, ritengo, siano occasioni in cui bisogna andare disposti a divertirsi senza cercare il classico pelo nell'uovo e particolari "ricercatezze sonore" e il divertimento arriva: "Boogie No More", "Dreams I'll Never See", "Edge Of Sundown", Fall Of The Peacemaker" fino al tributo ai Lynyrd di "Freebird" che un volume troppo alto penalizza fino a portare il brano ai limiti della distorsione sonora.
I "confederati" sotto il palco sventolano i loro vessilli sudisti ed i musicisti non si fanno certo pregare ad afferrarli sventolandoli a loro volta e salutando il poco ma caloroso pubblico presente.
Silvano Martini
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