Matt Duke viene da Philadelphia e ha gli occhi grandi e il viso pulito del cantautore pop. In questo suo album, che segue ad un paio d'anni di distanza il precedente Winter Child e che segna il debutto per la Rykodisc, di pop ce n'è tanto. Tornito, prodotto, avvicinato a quel “sound da major” che finisce per mettere in ombra le caratteristiche più forti di Matt, quelle di cantautore. Si siedono sulla linea del pop dalle belle aspettative i primi due brani, mentre I've Got Atrophy on the Brain è la prima apertura rock del disco, lato che non si è voluto trascurare e che aggiunge all'album punti in più (Duke se la cava bene nei momenti più rock e alcuni brani escono con un sound migliore e più caratteristico). Rabbit è una canzone più intima e sussurrata, alternata poi ad altri numeri di pop scintillante e ad altri più rock come Rose.
Duke dichiara di non voler scrivere canzoni d'amore. Scelta apprezzabile, anche se le tematiche affrontate nel disco non sembrano per il momento particolarmente forti, basta scorrere titoli come I've Got Atrophy on the Brain e Happy Hooligan, Rabbit e Opossum.
La sensazione, arrivati in fondo, è quella di non essere perfettamente convinti di questo disco.
Peccato, però, perché basta fare un giro su Youtube per scoprire che le esibizioni con chitarra acustica e voce di Matt dimostrano molta più personalità, carisma e un senso della dinamica che dall'album si percepisce appena. Non è tutto oro quel che luccica...
Giulia Nuti
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1. The Father, The Son and the Harlot's Ghost 2. Sex and Reruns 3. 30 Some Days 4. I've Got Atrophy on the Brain 5. Rabbit 6. Opossum 7. A Happy Hooligan 8. Rose 9. Walk It Off 10. Spilt Milk |