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Bill Frisell e Don Byron al Centro per l'Arte Contempopranea EX3, Firenze.
Lunedì 7 Dicembre 2009.
La serata del 7 dicembre all'EX3 poteva essere un fallimento. Nonostante la presenza di Bill Frisell, il grande chitarrista targato ECM e la mostra con le video-istallazioni di Julian Rosenfeldt. L'evento era in uno spazio non creato per la musica, la serata ad ingresso libero in un lunedì di ponte. C'era da aspettarsi una ressa infernale in una sala rimbombante, con opere e musica sommersi da una folla indistinta e rumorosa. Nulla di più sbagliato.
Innanzitutto il contesto, la sala si è rivelata acusticamente eccellente, anche in assenza di posti a sedere, lo staff ha gestito il quasi migliaio di persone che sono intervenute con cortesia e efficenza, permettendo a tutti di godersi sia la musica che la visione delle opere video di Julian Rosefeldt proiettate in simultanea. Su una piccolissima pedana era piazzato un "rig" da salotto, pochi effetti a pedale, due amplificatori valvolari, la Fender Telecaster di Bill Frisell, una lampadina sopra testa. Basta.
Frisell comincia con uno dei suoi brani più noti, "Throughout", dal suo primo album"In Line" (ECM, 1983), l'atmosfera dilatata e riflessiva che è il suo marchio di fabbrica è subito stabilita. Lo sguardo si sposta verso lo schermo di sinistra dell'istallazione di Julian Rosenfeldt, con i suoi sterminati peasaggi da film western, o sullo schermo di destra, dove una donna sembra in attesa di un ritorno, e scruta l'orizzonte. Andrebbe benissimo anche se tutto rimanesse così, un'ora di atmosfere impalpabili e malinconiche. Ma le istallazioni di Rosefeldt, con le loro citazioni western, cambiano, prendono una piega decisamente ironica, ci sono dei cowboys che bivaccano, succedono cose incongrue e imprevedibili. La musica cambia anch'essa: arriva un ospite fuori programma. E' Don Byron, il grande ed eclettico clarinettista. Il tono della serata vira in direzione di una jam session. Don Byron coglie al volo il tema delle proiezioni video e si butta in una versione cantata esilarante del classico country "Lovesick Blues", le parole gli sfuggono, ma il favore del pubblico è incondizionato. Da quel momento in poi il blues domina, anche attraverso una splendida versione del classico di Monk, "Misterioso".
L'informalità della situazione, l'entusiasmo del pubblico, l'intelligenza degli organizzatori, e soprattutto la bravura di Frisell e Byron nell'assorbire il contesto e restituirlo poi nella loro musica interpretandolo in modo leggero e ironico ma anche straordinariamente creativo, hanno fatto di questa serata un evento memorabile. Il Centro per L'Arte Contemporanea EX3 ha tutti i numeri per diventare "qualcosa di diverso" per Firenze, e Dio sa se non ce n'è bisogno.
Carlo Zei
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