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Mumford & Sons – Sigh No More
(Island Records)
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The English answer to the Felice Brothers?

La musica folk, quella tradizionale, intrisa di bluegrass, fatta di cori e accordi di banjo, va di moda. Se poi viene da Londra è necessariamente very very cool. Per il loro primo i album i Mumford & Sons non potevano aspettarsi di meglio; venuti velocemente a galla dalla scena folk londinese, scritturati dalla Island Records, prodotti e lanciati sul mercato dove in meno di un mese erano già all’undicesimo posto nella classifica degli album più venduti. Non male per un mercato dove imperano il pop più commerciale, il rock mainstream, e inevitabilmente i sub-prodotti dei vari “saranno famosi”. Al di là del grigiore dei numeri, i Mumford & Sons si inseriscono in un ambiente storicamente florido di buon folk e di recente coltivato da una generale riscoperta della musica tradizionale, provenga questa da grandi cantanti o da piccole straordinarie band ben più “indie” come i Felice Brothers, la cui eco, dagli Stati Uniti, è sicuramente arrivata oltreoceano. Del resto si nota una certa fusione di stili, il folk britannico dei Mumford & Sons non è fatto di intime riflessioni o dolci chitarre ma di bluegrass allo stato puro, molto più vicino, per farsi un’idea, alla musica popolare hi-fi irlandese che negli States ha trovato vasto terreno di coltura.
Questa musica, comunque, ha un fascino irresistibile e la band è piena di talento, basta ascoltare l’iniziale coro a cappella di Sigh No More esplodere in un crescendo di banjo e chitarre per rimanere incollati a un disco senza particolari picchi perché magicamente appiattito ad alti livelli (per quanto la cosa rappresenti una sorta di ossimoro).
Con questa loro opera prima i Mumford & Sons hanno il vantaggio di porsi immediatamente all’attenzione del grande pubblico, diventando ad un tratto gli alfieri della musica tradizionale britannica, hanno le doti per poter sfondare anche oltreoceano, sono in grado di rivaleggiare con i campioni del combat folk più attempati (i Pogues, i Dropkick Murphys, si sentano Winter Winds o Dustbowl Dance nel secondo caso) con uno stile – anche estetico – più raffinato, lasciano il 2009 con uno dei migliori dischi sul mercato. A questo punto soltanto i promettenti live e una riconferma in studio potranno chiarire la portata del loro esordio.

Matteo Vannacci

1. Sigh No More
2. The Cave
3. Winter Winds
4. Roll Away Your Stone
5. White Blank Page
6. I Gave You All
7. Little Lion Man
8. Timshel
9. Thistle & Weeds
10. Awake My Soul
11. Dust Bowl Dance
12. After The Storm

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