After six years, The Walkabouts come back with a new album that photographs the current social situation between the new economic depression and the broken dreams.
Sono passati sei anni da Acetylene, l’ultimo disco in studio dei Walkabouts, ma in questo lungo periodo di pausa dal gruppo, Chris Eckman non è stato fermo avendo dato vita ad una lunga serie di side-project e progetti diversificati dai DirtMusic a L/O/N/G passando per le produzioni per Steve Wynn e Terre Lee Hale. Non si è trattato dunque di un esilio, ma soprattutto di un momento di pausa per fare i conti con la storia del suo gruppo, sbucato quasi per caso nel periodo d’oro della Sub-Pop facendosi strada con agilità tra le produzioni grunge del periodo. L’aver rimesso mano al progetto Walkabouts ha significato anche fare i conti con una situazione sociale, nei natii Stati Uniti e più in generale nel mondo, del tutto diversa rispetto all’attacco frontale contro Bush di Acetylene. Ne è nato così Travel In The Dust Land un disco che ci rimanda a quello che era il loro sound originale arricchito da una cura quasi maniacale per le parti orchestrali che rimandano alla musica classica contemporanea con cui è entrato in contatto durante le sue frequentazioni mitteleuropee. Questa struttura musicale così ricca dal punto di vista stilistico, fa da cornice ad una sorta di concept album, che racconta di viaggi immaginari attraverso i non luoghi della mente, dove recuperare la forza e il coraggio per affrontare sogni disilluse e speranze tradite. In parallelo Chris Eckman dipinge un quadro quasi desolato della società attuale, un mondo nel quale si perde di vista con troppa facilità la speranza. Ad accompagnarlo, oltre a Carla Togerson, ritroviamo Michael Wells al basso, Glenn Slater alle tastiere e Terri Moeller alla batteria, più il nuovo entrato Paul Austin alla chitarra, proveniente dai Willard Grant Conspiracy. Il risultato è, dunque, un disco splendido nel quale brillano brani come The Dustlands o Soul Thief, di cui brillano le eccellenti strutture musicali, ma anche episodi meno appariscenti come My Diviner e They Are Not Like Us entrambe cantate magicamente dalla Togerson. Eckman con Travel In The Dust Land ha sintetizzato non solo il percorso di ricerca e sperimentazione compiuto dal 2005 in poi, ma soprattutto ci ha aperto le porte del suo immaginario musicale, unendo armonicamente roots rock e musica sinfonica, melodie folk ed elettricità e regalandoci brani come la splendida Wild Sky Revelry, vero vertice del disco e nella quale è racchiuso un po’ tutto lo spirito del disco, almeno dal punto di vista musicale. Assolutamente consigliato!
Salvatore Esposito
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My Diviner
The Dustlands
Soul Thief
They Are Not Like Us
Thin Of The Air
Rainmaker Blues
Every River Will Burn
No Rhyme, No Reason
Wild Sky Revelry
Long Drive In A Slow Machine
Horizon Fade
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