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SAM CARR’S DELTA JUKES
Down in the Delta
R.O.A.D. Records 2004
Sam Carr ha marcato la storia del Delta Blues con il suo drumming felpato e nonostante il tempo passi per tutti, soprattutto per i batteristi, continua la sua attività con un’agenda fitta di concerti e registrazioni. In combutta con il compianto Frank Frost e Big Jack Johnson ossia i Jelly Roll Kings alcuni anni fa contribuì in modo sostanziale al riemergere delle origini del Blues, quelle della foce del Mississippi, che ha dato la possibilità a tanti artisti sconosciuti, magari anziani, ma assolutamente originali, di farsi conoscere e lasciare le loro testimonianze su disco. Bisogna anche rendere omaggio agli sforzi di Fred James, produttore e chitarrista, che ormai da lunghi anni lavora nell’ambiente con questi musicisti, spesso organizzando tournées con delle Mississippi Revues, dove diversi solisti s’alternano durante lo stesso concerto. Dunque é lo spirito del Juke Joint che domina quest’artisti, in concerto come in dischi quali « Down in the Delta » che vede Carr accompagnare Andrew Turner e Fred James medesimo alle chitarre, e Dave Riley al basso, che divide i compiti di cantante con Turner. Sorprende un pò la presenza di Riley al basso perché ha inciso un bel disco come chitarrista cantante per Fedora Records, ma in fondo lo scambio dei ruoli fa parte della tradizione del Juke Joint. Gl’undici pezzi s’assomigliano decisamente tra loro mentre spiccano la chitarra solista di James, efficace senza esser sguaiato, e il canto maschio di Riley. Su tutti, il lavoro di Carr che si ricosce per il tipico accompagnamento sui piatti e la sua capacità d’intepretare i pezzi dettando i piano e i forti, dote che raramente trovi in un batterista. A parte « You need Love » di Willie Dixon e « Better Take it Slow » di Frost , Turner e Riley si dividono anche i compiti di scrittura con pari perizia. Proprio dalla struttura dei pezzi si capisce che l’ambiente naturale, e più propizio per questa musica, é lo spettacolo dal vivo principalmente nei Juke Joints dove gl’astanti interagiscono coi musicisti, dove il suono si trasforma in vera cultura popolare, quella eterna del Blues.
Luca Lupoli
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