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An Amon Duul II Recollection from 1972


Renate Knaup-Krotenschwanz è stesa sull’erba di una delle tante aiuole della città giardino di Viareggio, una zona di vago sapore turistico all’americana sorta in pieno boom post miracolistico a pochi passi dal fosso chiamato – impossibile chiamarlo fiume – che separa la città di mare dalla successiva, Lido di Camaiore.
E’ qui, a pochi metri dal mare e dalla fosso in secca, che nacque ben piazzato su una passeggiata solo pedonale che separa ancora oggi gli stabilimenti balneari dai parcheggi secondo una modulistica ambientale per l’epoca avanzatissima, il Caprice, night club per uomini con qualche prurito inaugurato nel 1958 portato al successo dal film “Mariti in Città “ (di Luigi Comencini,1958) . Da poche stagioni il locale ha cambiato nome e proprietà e si chiama adesso Piper 2000 come il suo fratello gemello di via Tagliamento a Roma. Il Piper 2000 è un locale a un solo piano, basso, molto basso con una pista scavata e una capienza di circa 600 persone. Ospita, oltre alle migliori orchestre e complessi beat, i migliori gruppi internazionali che, da qualche anno a questa parte, hanno iniziato a frequentare i palcoscenici italiani. Ha due dj di spicco per la stagione estiva : Gianni Naso ed Herbie Goins, un ex cantate di colore che esordì nei primi sessanta con il padre del blues inglese, Alexis Korner, ed ora è qui a fare lo scemo.
L’estate 1972 sarà ricordata come la più prolifica per eventi e qualità che il locale viareggino ospiterà e oggi l’eccitazione è tanta per l’esibizione di un gruppo tedesco il cui nome, Amon Duul II,è già leggenda fra la ristretta cerchia di intenditori che possono fregiarsi con tale titolo e di cui io sono entrato a far parte già da un pò nonostante la mia giovane età ( solo 14 anni!).
I principali album del gruppo, “Phallus Dei”, e i doppi “Yeti” e “Danz of the Lemmings”, sono dei must per chi dica di capirci di musica underground. Almeno un disco del gruppo è richiesto per entrare a far parte del club. I loro dischi si portano appresso una patina di antico e di gotico. Il critico americano Lester Bangs così li descrisse “ A crazed Gothic-Germanic teenage horror movie fan refraction of the whole early murky psychedelic fuzztone feedback modal fuck “ ( dal libro “psychotic reaction and the carburator dung “) senza andare troppo lontano dalla realtà.
Nelle riunioni del nostro piccolo ideale club ascoltando i loro dischi si fanno illazioni sulla vita primordiale della loro comune - che scindendosi, nei tardi sessanta, dette vita a due formazioni, la prima più politica, la seconda più musicale – e si cerca di immaginare percorsi comuni ad altri gruppi, i brani “soap shop rock “ ed “archangel thunderbirds”, entrambi da “Yeti” sono tra i preferiti di noi fans. Oggi, finalmente, la verità.
L’abitudine del Piper è quella di programmare per il proprio pubblico due concerti, uno pomeridiano e uno serale, il che porta le formazioni ad arrivare al locale presto e a dover ammazzare il tempo intorno al club, mischiandosi frequentemente con noi, che passiamo praticamente tutta la nostra giornata intorno al locale.
Alcuni Amon Duul hanno però fatto di meglio per annoiarsi un pò meno in questo afoso pomeriggio rotto da qualche alito di vento che non mette però a sopire il desiderio di tutti di fresco. Infatti, Lothar Meid, bassista del gruppo, e Renate hanno appena tirato giù due tavolette di acidi seguite da una intera bottiglia di bitta Moretti a testa, senza scomporsi più di tanto e adesso lei, con la stessa compostezza con cui ha ingerito le droghe si è stesa sull’erba e fa finta di nuotare.
Lothar invece, ha scelto invece una soluzione più teutonica della amica, e ha, con grande convinzione, preso la rincorsa verso il mare per raggiungerlo e stramazzare sul bagno asciuga in non più di 20 centimetri d’acqua tra il ludibrio di tutti i bambini del Bagno Balena. Non una gran bella figura per un icona del Kraut Rock.
Sono molto più compassati invece, nonostante la controra e il caldo, l’organista del gruppo art director della formazione Falk Rogner ed il batterista Peter Leopold ( noi ragazzi del Piper 2000 – diciamola tutta – ci eravamo rimasti male a vederli arrivare con il furgoncino WV zeppo di strumentazione e scoprire che non si esibivano con due batteristi ma con uno solo, lasciando così a casa l’altro, Danny Fichelscher…) che se ne stanno da un parte con i piedi a mollo in una vasca, fumando Marlboro e bevendo anche loro birra Moretti.
La Knaup- Krotenschwanz è una bella ragazza, bisogna ammetterlo, ma tutti sono un pò sgomenti da ciò che vedono; ripeto qui ancora: avete mai visto una ragazza vestita nuotare, o meglio, tentare di, in una aiuola ? Ogni tanto si ferma , Renate e i suoi occhi ruotano mentre dice parole sconclusionate ( o forse solo in tedesco…e chi lo sa qui il tedesco…?). I più grandi di noi si avvicinano, vietando perentoriamente che noi più piccoli si possa fare altrettanto ( e dire che siam fra capelloni…), tornando indietro con fare professionale e dicendo che “…va tutto bene…va tutto bene…presto torna giù….”).
Quando è il momento del concerto però a me sembra che la Renate non sia tornata giù neanche un pò: Sbaglia a entrare sui cantati mentre Lothar urla come un animale e Peter Leonard picchia come un dannato in un concerto che per lui è tutto sguardi e ammiccamenti rocamboleschi con il chitarrista Chris Karrer che scopriamo essere la vera anima alternativa della band e che quando si esibisce al violino mette in luce influenze orientali e di confine che niente hanno a che fare con il tono progressive delle tastiere di Falk Rogner.
Dal vivo gli Amon Duul II evitano tutta la sponda folk prog che caratterizza i loro dischi e infatti chi aspetta la bella “Sandoz in the Rain” che conclude l’album “Yeti” ( e dove Amon Duul I e II si ritrovarono insieme per l’ultima volta ), ci resta male.
Però il tono dell’esibizione è così carico di tensione alterata e malata che chi voleva un riscatto dai pomeriggi chiusi in cameretta a sentire i dischi, oggi quel riscatto lo ha trovato.
Da lì a pochi mesi avrei rivisto Amon Duul II dal vivo ancora una volta, più precisamente allo Space Electronic di Firenze nel mese di Ottobre ( aprivano i Jumbo di Alvaro Fella con il loro “vietato ai minori di 18 anni “) in un concerto differente da quello di Agosto ( si era aggiunto Olaf Kubler al sassofono e un altro chitarrista spalleggiava Karrer ) ma sempre con una forte base improvvisata che rendeva lo show un vero work in progress.il loro concerto di Ottobre, per intenderci e creare un riferimento ai più legati al genere ) non dissimile dal “live in London “ pubblicato ai primi mesi del 1973.
Fu il concerto di Agosto 1972 al Piper 2000 di Viareggio ad aprirmi però gli occhi sulle possibilità e le variegate sfaccettature del termine “psichedelico”, sui sui pro e sui suoi contro.
Al termine dello show, ruggente, aggressivo, pauroso, tonante a tratti insolente, Renate ancora si aggirava sconvolta, Lothar Meid non aveva smesso di urlare e si andò di nuovo a gettare in acqua, Falk Rogner e Peter Leonard continuarono a fumare Marlboro e a bere Birra Moretti come se nulla fosse accaduto mentre Chris Karrer si rifugiò con una donna nel furgone a suonare una strana mandola come se il suo personale concerto non fosse mai terminato.
Dell’esibizione della sera, invece, non ricordo molto se non che qualcuno collassò forse dal caldo , forse dalle droghe che Lothar distribuì gratuitamente. Ma la sensazione di stranezza che apparentemente sparì il giorno dopo tornò a galla pochi mesi dopo quando acquistai “Carnival in Babylon “, un disco dai toni arcani, con le sue bellissime “ C.I.D. in Uru “ e “All the years’round “( suonata sia ad agosto che ad Ottobre ). Le parole con cui il gruppo teutonico ringraziava la sua sempre più vasta famiglia nel retrocopertina del disco mi suonarono, infatti, familiari e stranamente premonitrici “ thanks to all the paranoid people that meanwhile moved out “ . Il viaggio era, infatti, appena cominciato. Al resto ci avrebbero pensato gli Hawkwind, pochi mesi dopo, con una esperienza ancora più completa e , quella volta tridimensionale.

Ernesto de Pascale



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