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LOS ANGELES 1984, ANCORA PSICHEDELIA
Reportage giornalistico sullo stato di salute di Hollywood e dintorni


Los Angeles non è solo la città dei sogni irrealizzati e dei desideri proibiti. È anche la città di mille differenti sensazioni non solamente fisiche, il sentirsi in un purgatorio eterno che ti coinvolge pure fisicamente. Qualcosa di viscerale aleggia su per i boulevards. E loro l'hanno voluta ancora chiamare psichedelia. Perche? ...Anche se potrà parere scontato affermare che il rock psichedelico non si è mai estinto, questa è la verità.
Andiamo su per Hollywood a scovare Sky Saxon, leader dei leggendari "Seeds", per trovarlo alle prese con nuove registrazioni insieme a giovani "junkies" locali; tornano ad essere essenziali riviste quali '.Bomp" edito da Greg Shaw, grosso collezionista e produttore; ecco così cominciano a quadrare le cose. Questi personaggi, come molti altri -troppi da poterli citar tutti qui -non si sono mai stancati di diffondere i suoni e le tonalità che hanno caratterizzato la psichedelia tanto da renderla una fase imprescindibile dell'attuale colonna sonora losangelina.
I giovani, attraverso la musica dei fratelli maggiori si sono dati da fare, cercando di ricreare determinate situazioni sonore.
Attraverso questa riscoperta di tante piccole gemme non si sono perse nel niente le migliaia di bobine prodotte da questi gruppi che nei tardi anni '70 volemmo definire con il termine .'power-pop". "20/20", i tardi "Little Feat", "The Last" e molti altri gruppi di pochi anni fa hanno così avuto un incentivo a continuare. È su questa base che si innestano i personaggi di oggi, di questa "novelle vague" così strana da rimanere stupiti per coloro i quali, come alcuni di noi, tanto erano rimasti affascinati dal "primo vento".
Grossi fatti sotto la cappa di smog... i punk preparano l'atomica, e gli altri?
Cominciamo citando qualche nome da stampare bene in testa.
3 o'clock, Dream syndacate, Green on red, Rain parade, Unclaimed. Anche se non avrete mai sentito parlare prima dei succitati artisti, ditemi, invece, come vi suonano questi: X, Wall of voodoo, Violent femmes, Gun Club, Plimsouls. Un po' meglio, forse. Bene, ci siamo. Anzi, ci siete, dentro fino al collo. Buon "viaggio"...
Seguiamo il metodo di lavoro di questi ragazzi appena ventenni.
Un garage, 2 o 3 compagni del college non proprio tonti e scelti fra i più "stoned", si adesca l'amico del garage a farsi prestare il luogo delle prove un paio di volte la settimana (che poi diventano giornaliere!), si impegna qualche sciocchezza della mamma tonta-e-felice ed il gioco, perché di gioco si tratta, è portato a termine. Sembra una ricetta ma chi non ha cominciato così? La California, poi, terra di opportunità infinite, dicevamo prima, è piena di etichette e sottoetichette cosicché l'incentivo non manca mai. Due o tremila copie si riescono a far stampare con poche lire. Il resto è lasciato a chi -come noi -brucia musica troppo in fretta ed è sempre alla ricerca di qualche sensazione sincera. Non è escluso che loro sappiano quanto noi siamo deboli dinanzi a tali sensazioni!
Di queste formazioni la più interessante si chiama" Rain Parade"; 5 californiani con evidenti richiami ai "Byrds" più acidi (quelli di "Untitled" per intenderci, altro che "5th dimension!").
Il loro primo album -emergency third rail power trip -ce li fa ascoltare già evoluti nel suono e con molte buone "chances". I reporter statunitensi parlano di loro come una estensione sonora del power-pop e le cronache dei loro show citano di continuo "extend versions" e numerosi "remake".
"The Unc/aimed", invece, nonostante una certa consistenza musicale -così come presentata nel loro mini Ip per la "Hysteria rec" che segue un raro Ep per la "Moxie rec" -mi lasciano dubbioso sulla sincerità dei propri intenti. O questi quattro giovani matti losangelini sono veramente dotati di genialità oppure i quattro in questione -o chi per loro -la sanno lunga sul "business" e si sono voluti divertire alle nostre spalle.
Leggete qui di seguito le note introduttive del loro disco:
"Un veloce risveglio domenicale. Pace e serenità abbondano. Sogno o qualcuno sta suonando "little honda" con uno xylofono? (Sono davvero i cartoni animati di Bob Clampett serpenti obbedienti?). Ho invano inseguito il misterioso concerto fin quando questo non è svanito in se stesso. Ora sta nevicando ed i miei vicini giurano la loro neutralità. Vortici del futuro e di quella calma terra del domani. Lì saremo tutti imparruccati, faremo li un concerto, in quel gran gruppo senza unione. Scooba Do & Scooba Dabba,life's a gas, life is a Gabba. (Necessita traduzione? ndr) Il pugno peloso della violenza ci picchia forte, ci dà la caccia, ci mette a terra, ma noi tutti voleremo via, si, tutti canteremo "Bodhidharma's" al nostro ritorno in città."
Come avete potuto leggere siamo a metà strada fra "Alice nel paese delle meraviglie" ed "Hanna & Barbera "'!
Il disco degli "The unclaimed" suona bene, compresa una stravolta versione di "Elephant walk" di Henry Mancini, del 1962; suona fin troppo bene con le timbriche tipiche di 18 anni fa, la batteria "cartonata",le chitarre con i "fuzz box", i cembali avanti ed è facilmente comparabile ai "Music Machine" di "Talk talk" ed in special modo ai "Count Five" di "Psychotic reaction". Ma, dobbiamo crederci?
Possiamo invece tranquillamente dare fiducia alla sincerità dei " Dream Syndacale". Dopo I'Ep per la fallita "Down there rec.", l'album per la "slash" ed il nuovo Ep registrato "Iive", il gruppo si appresta a firmare con una grossa multinazionale del vinile nella speranza che il verde dollaro non distrugga il loro bel suono e serva, invece, a sviluppare le idee delle chitarre di Steve Wynn e Karl Precoda.

Ecco qui direttamente alcune note tipicamente da "cult band" per rinverdire la fama del gruppo: ne! luglio scorso Kendra Smith si traveste da uomo per poter suonare nella prigione di stato (chi si ricorda i “Crime"?). Durante le prime esibizioni a New York il gruppo ha preteso sul contratto che il loro primo concerto avvenisse di lunedì notte dopo le 3 del mattino al “Peppermint Lounge". Esaudito il loro desiderio, i quattro californiani si sono presentati in scena "recitando" una serie di battute riportate nella biografia ufficiale dei "Velvet Underground" da un cronista dell'epoca (notare bene che la prima uscita dei Velvet al Pepper- mint Lounge avvenne proprio di lunedì alle tre del mattino...); il pubblico- raccontano i reporter newyorkesi -se ne è presto andato di testa. Fra il pubblico un certo Tom Verlaine ed un signore di media età con occhiali dorati dalle sembianze albine.
Se a qualcuno tutto ciò potrà sembrare strano, per molti altri siamo esattamente nella regola. Questi ragazzi -come pure tutti gli altri -stanno vivendo il "grande sogno". Pare che questa sorta di fatalismo li faccia sentire più vicini ad un'epoca che fino ad oggi avevano solo letto e sentito raccontare.
Tornando comunque ai "Rain Syndacate", non perdetevi i loro tre dischi e suonateveli "back to back" con i "Television", con "Venus in Furs", con quelli dei primi "Moby Grape" oppure con "Psychedelic Furs" od insieme ai nuovi "Icicle works". Sono tre dischi che valgono un investimento. Dei "3 0' CloCk", formatisi dalle ceneri degli scomparsi "Salvation Army", segnalo con particolare piacere il loro primo Ep, "Baroque Hoedown", mentre mi permetto di esprimere riserve e dubbi nei confronti di "Green Tambourine", 12 inch stampato nel 1983. In questo ultimo lavoro il gruppo sembra troppo preso da un desiderio di tentare in tutte le maniere la strada del successo, allontanandosi decisamente dai suoi interessi primari.

Rain Parade

Il disco, prodotto da Earl Mankey, che qualcuno ricorderà nelle prime formazioni degli "Sparks", non "esce", e Mankey non è in grado di bissare l'impegno che lo aveva contraddistinto in "Baroque Hoedown" e che era riuscito a condurre il gruppo ad una indiscutibile professionalità.
Prima di concludere con una piccola e preziosa perla, un'ultima formazione: parlo dei "Green on Red" con all'attivo 2 mini Ip per la succitata etichetta "Down There Rec." -la stessa del 1° -raro "Dream Syndacate" -ed un album- "Gravity Talks" -per la "slash".
I "Green On Red" sono una formazione estremamente dotata dal punto di visto tecnico, con molto buon gusto ed una particolare inclinazione per gli arrangiamenti di tastiere e chitarre acustiche all'uni- sono. "Gravity Talks" si lascia ascoltare bene, almeno quanto l'album dei "Rain Parade" citato in apertura di esposizione.

Green on Red

Questi due dischi sono -a mio giudizio- i migliori, senza meno i più professionali per impegno, competenza e riuscita finale.
Con "Gravity Talks" i "Green On Red" -prodotti per l'occorrenza da Chris D. dei "Flasheaters" - dovrebbero essere in grado di conquistarsi quel posto al sole che per ora gli è stato attribuito solo dalla critica specializzata e da uno sparuto gruppetto di fedeli fan sparsi qua e là per il mondo. È il momento di chiudere questa lunga carrellata e lo voglio fare lasciandovi una ulteriore indicazione, forse la più ricca di contenuto. " Rainy Day" raccoglie intorno al nucleo dei "Rain Parade" vari altri musi- cisti quali alcuni componenti dei "Dream Syndacate", dei "3 0' cIock", delle "Bangles" (un album per la "I.R.S. rec" nel 1982). Il disco in questione riassume quan- to detto fino ad ora ed è una piccola pietra miliare per la odierna psi- chedelia. Volendo dare a questo Lp un senso "storico" potrei paragonarlo a "Forever change" dei "Love", ad "Again" dei "Buffalo Springfield" oppure ancora a "Beacon From Mars" dei "Kaleidoscope". A metà strada fra il folk rock più tipico ed il suono più acido e distorto tipico della seconda metà degli anni sessanta (sentire "Rainy Day") l'album potrebbe diventare una sorta di "If I Could Only Remember My Name" (David Crosby 1970) o meglio di "Blows Against the Empire" (Jefferson Starship 1970) senza il significato sociale di quest'ultimo. Un lavoro, cioè, creato da tutti i musicisti dell'area geografica in questione uniti dallo stesso spirito e dalle stesse "vibrazioni" (avete mai sentito questo termine?).


Green on Red


Prodotto da David Robak dei "Rain Parade" e registrato da Ethan James, a suo tempo componente dei "Blue Cheer", un gruppo troppo psichedelico per essere descritto, presso il suo Radio Tokyo studio, il disco contiene 9 "cover- version" di altrettanti classici dei sixties; da Jimi Hendrix a Neil Young attraverso Lou Reed e Alex Chilton.
I 40 minuti di "Rainy day" sciolgono molti interrogativi sul significato della psichedelia oggi. Questa "Paislay Underground" pare aver trovato forza nelle proprie teorie grazie ai numerosi tentativi discografici portati in porto sia per scherzo che seriamente. Oramai è un genere ampiamente riconosciuto e non aspetta che un massiccio riscontro di massa. L'energia di queste formazioni è estremamente positiva e probabilmente è l'esatta misura di quanto e come la musica possa "rileggere" se stessa senza cadere in scontati rifacimenti. I musicisti che hanno contribuito alla realizzazione di questo disco, scegliendo brani ed arrangiamenti, si sono prodigati in questo con molta spontaneità senza farsi alcuna costrizione. Il lavoro dimostra questa supposizione. Non sono stati "riesumati" clamorosi classici bensì brani tipici del periodo, episodi musicali particolarmente belli ma non per forza famosi. Si arriva così ad un prodotto che potrà essere fra qualche anno pesato con i classici di 15 anni fa. Un buon termine di paragone per molti futuri colleghi critici e cronisti.

In questa ottica non viene persa una nota del lavoro svolto da quei gruppi, oggi un poco più famosi di quelli elencati qui, che si sono sempre battuti in questa direzione. I gruppi che avevo citato in apertura di articolo (X, Gun Club, Plim- souls, Violent Femmes, W alI of Voodoo) nonostante abbiano cinque stili differenti l'un dall'altro, devono, comunque, qualcosa alla psichedelia ed agli anni sessanta; un'idea, un semplice approccio espositivo, qualche remake. "X" con la produzione di Ray Manzarek suonano oggi con molto più vigore le loro "cover"; i "Gun Club" con l'apporto di Kid Cong alla chitarra solista hanno ancora più decisamente voltato la prua verso un suono "rough" tipico di molti pre-punk; i "Plimsouls" paiono i fratelli dei "Monkees" e di "Standells"; "Wall of Voodoo" suonano e vivono in un mondo completamente psichedelico e deviato, fra macchine elettroniche ed effettistica vecchio stile; "Violent Femmes" sono i meno usuali delle band prese ad esempio e alternano una minima strumentazione ad una varietà di idee non indifferenti (fra le loro stranezze una futura versione di "Tarkus',?).
Siamo al termine -questa volta davvero- di questo lungo reportage su psichedelia, garage band, scampoli dello scorso decennio, power pop e nuovi gruppi emergenti dall'area losangelina. La voglia di crearsi un proprio mondo sonoro, misterioso ed inesplorato, non tarderà a dilagare fino a che non si giungerà alla saturazione del mercato. Ci penserà il "business", allora, ad inventarne qualche altro, con buona pace di tutti coloro che -come me -si erano lasciati ammaliare da richiami e miraggi troppo belli per essere reali sotto il sole fuligginoso della selvaggia "Hollyweird".

Ernesto de Pascale

articolo originariamente pubblicato da Ernesto De Pascale sul mensile “Audio Review” nel 1986

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