. |
LOS ANGELES 1984, ANCORA PSICHEDELIA
Reportage giornalistico sullo stato di salute di Hollywood e dintorni
parte 2
Los Angeles. Luglio 1984. Gli occhi di tutto il mondo sono puntati sull'avvenimento più spettacolare dell'anno: le olimpiadi. L' Anheim stadium è esaurito da tempo, l'organizzazione logistica pressoché perfetta. Qualsiasi tipo di tecnologia è stata messa al servizio dello spettacolo. Ma non tutto funziona come dovrebbe; nei grandi suburbi di Long Beach, Santa Monica, Redondo, Newport Beach fino giù a San Diego e Chula Vista, tutte zone abitate dal proletariato di Los Angeles, (quello che non si vede mai nei film) c'è molta animazione nell'aria. La zona della grande metropo- li californiana, infatti, non è mai ritornata alla accettabile tranquillità del pre-sessantotto; il governo dello stato ha appesantito la testa di molti con acidi ed altri inusuali tipi di droghe ma, tutto ciò, è servito solo ad accrescere rabbia e violenza nel cuore di coloro che hanno preparato con scrupolosa precisione la loro vendetta.
La cineasta Penelope Spheeris durante il suo film "The Decline of the western civilization" sofferma a lungo il focus della sua telecamera su un punk locale che spiega con termini semplici ma precisi che significato avrebbe l'esplosione di una ipotetica atomica fatta in casa durante la manifestazione inaugurale dei giochi olimpici. Senza alcun dubbio questo giovane punk è la dimostrazione pratica di cosa ci sia di sincero in un movimento quale quello che sta animando i giovani californiani. La furia auto-distruttrice di Derby Crash dei Germs, ma anche la profonda autocritica di un Jeffrey Lee Pierce dei Gun Club cominciano ad avere seguaci capaci di mettere in atto le idee e le proposte dei loro "chier' e di uscire allo scoperto.
Ripartiamo allora alla scoperta di queste nuove band psichedeliche! Ecco the Vietnam veterans che affermano provenire dalla terra di "Nutopia" e vivono sotto l'ala protettrice di Rocky Erikson, leader dei leggendari 13th floor elevators. Il loro sound ricorda formazioni come "The Seeds" e, se non fosse per l'etichetta, parrebbe essere tornati indietro di almeno 15 anni. Chitarre "deviate", continui tributi ad un'epoca che si era voluta dimenticare ad ogni costo sono un poco dovunque. "On the right track" pur se inferiore a gemme quali "The Rain parade" o "The Dream syndicate", è un buon disco. La mente sconvolta di Rocky Erikson lascia il segno e l'ingenuità di alcuni brani è decisamente compensata da momenti di devastante follia sonora. I 6 componenti della band paiono essere usciti di fresco dal set di Zabriskie point e solo i realistici reportage sull'area losangeliana possono giustificare il "Iook" e la loro determinata psichedelia.
Con punti di riferimento quali "The Seeds" di Sky Saxon, oggi santone girovago alle Hawaii, o "The Blue Magoos", famosi per i loro abiti di scena, che si accendevano e si spegnevano grazie a sottili resistenze elettriche fatte scorrere sotto i piedi del pubblico, la psichedelia di oggidì ha ancora qualche grosso asso nella manica da mettere sul tavolo.
Mi riferisco ai Secret Syde, una formazione enigmatica e sconcertante. Il loro primo LP, inciso per la minuscola Mutha record di Mark Chesley, li vede impegnati in 7 composizioni originali a metà strada fra la "hard" psichedelia dei primissimi Blue Cheer ed alcune trovate che li fanno immediatamente avvicinare a formazioni contemporanee, quali Svt di Jack Casady (bassista dei Jefferson Airplane e degli Hot tuna) o addirittura agli "X" di Billy Zoom. Il gruppo non sfugge all'occhio attento del critico cittadino che, forse ancora meglio del critico musicale, li scova in un piccolo locale a sud est della città e li apostrofa come "una delle ultime deviazioni della psichedelia che si rifà alla setta Manson. Un gruppo di persone pericolose; ragazzi che stanno scherzando troppo seriamente con una musica strana". (L.A. Times, 7.83). Certo è che i Secrel Syde hanno imparato a memoria decine di dischi degli anni sessanta. La seconda facciata di Hidden secrets li potrebbe addirittura far confondere con certe soluzioni "inglesi" di moda durante l'avvento di Syd Barrett e dei suoi Pink Floyd. Tutto pare fatto per preparare sballi organizzati e festini psichedelici. Benvenuti. Non è nemmeno da escludere l'ipotesi che il governo della California abbia sovvenzionato buona parte di questa faccenda per placare gli animi in vista delle Olimpiadi. Ma se è riuscito a fermare -almeno in parte -questa "paisley underground" dando a loro spazi, concerti, etichette ed altro, che succederà con i "local punk"? Ma torniamo agli alfieri di questa "nostra" psichedelia, per parlare adesso di un giovane gruppo già da alcune stagioni sulle scene del Sud della California Il loro nome, enigmatico e quanto mai originale, è Secrel Orange e proviene da Fullerton; La band ha dietro le spalle un primo LP inciso nel 1981 per la Posh boy e questo EP risalente a pochi mesi orsono inciso per la etichetta Enigma. I tre ragazzi del gruppo non si sono accontentati di una serie di buone composizioni personali ma si sono voluti misurare con un famoso classico degli anni sessanta: Somebody to love dei Jefferson Airplane, del 1967.
Il remake operato dai Secret Orange dichiara le precise affinità del gruppo con il periodo degli "human be-in" e dei "gathering of tribe's". Ed infatti pochi orpelli e molta convinzione nell'affrontare suoni e composizioni. When you least expect it ricorda addirittura suoni di una California più recente, quella del primo Greg Kihn Band e della gloriosa etichetta Berkeley e lascia presupporre buone possibilità per il trio di Fullerton. Naturalmente all'interno di questo movimento di nuova psichedelia anche San Francisco si muove e fa sentire la sua voce. Memori di formazioni quali Psychotic Pineapple, SVT, Pink Section non ci stupiscono i True West coprodotti da Steve Wynn dei Dream Syndicate. Questa band aveva favorevolmente stupito la stampa locale con una particolare versione di Lucifer Sam di Syd Barrett -inclusa nella raccolta The Rebel Kind -versione che aveva ricevuto moltissimi passaggi radio dalle stazioni più rock d' America. I True west confermano oggi il loro valore con l'album d'esordio, Hollywood holiday, dai suoni compatti e molto legati a fasti di springfieldiana memoria. Basti ascoltare It's about time oppure you per capire quale sentiero viene percorso dal gruppo. La band si conferma come una formazione ben legata al concetto di cantare, e per questo loro "amore" fanno venire in mente i Television di Verlaine e Lloyd o gli Yardbirds di Beck e Page. L 'uso delle elettriche è, infatti, parte integrante della stesura della canzone stessa e della sua riuscita. Un metodo vecchio come il rock & roll ma ancora efficace, specie se accompagnato da buoni arrangiamenti alla base. Registrato nel mese di agosto 1983, Hollywood holiday è caldamente consigliato a coloro che non intendano ancora sbilanciarsi troppo e preferiscano essere lentamente introdotti al genere psichedelico; attenzione però alla seconda facciata che si apre con una sequenza alquanto in usuale che potrebbe prima stordirvi e poi affascinarvi completamente, fino a ripetere il disco per molto tempo. Buon viaggio!
Lasciatoci alle spalle il bel suono delle chitarre dei True West e della malinconica And then the rain (un inno ad una nuova era di pulizia, ovvero new flower power) spostiamo la nostra attenzione ad un'altra formazione: "The Shit dog".
Il loro LP Dog style inciso fra il 1980 ed il 1982 ha una impostazione generale più semplicistica; poche variazioni e l'unico -intuibile -rischio di massificare il lavoro.
Ma, anche in questo caso, è la genialità psichedelica a pareggiare i conti: Mental convoy, a chiusura della prima facciata, è infatti una piccola lezione di sregolatezza premeditata. Chitarrismo acido molto vicino al primo grande capolavoro degli sconosciuti Mad River, dissonanze e felici intrecci di solismi riscattano la staticità del resto. Dog style risente di troppe innuenze ma lascia spazio a fondate speranze per questa formazione che pare uscire da una avventura di Babbo Zappa e delle sue Madri.
Una storia di psichedelia della rivoluzione riuscita solo in parte. Ma chissà che proprio tutte queste influenze non aiutino il gruppo a trovare un proprio suono Prima di tirare le somme, come non citare l'eccellente nuovo maxi- single dei Violent Femmes, una formazione californiana di adozione, dotata decisamente di una marcia in più. Ugly è un brano di gran lunga superiore al loro primo album che già denotava determinazione e sicurezza non indifferenti. Il gruppo promette senz'altro delle belle sorprese e non mancherà di mietere altri, maggiori, successi.
Aspettandoli dalle nostre parti non resta che prendere atto della maturità di questa formazione che ha assicurato presto una "stravolta" versione del classico degli anni settanta Tarkus (!!!).
E a tutti coloro che continuano a non dare credito a questa ondata di nuova psichedelia rispondono forte le voci di musicisti ed operatori: dal già citato Greg Shaw (l’editore della mitica "Who put the bomb" e proprietario della Bomb record, quella dei primi Last), a Rodney Bingenheimer, da Ethan James (proprietario dei Radio Tokyo studio) allo stesso Zappa. Los Angeles è, a conti fatti, una città differente dalle altre e i suoi movimenti musicali sono sempre stati troppo distanti dal resto degli Stati Uniti. Anche una formazione come i Violent Femmes, non poteva uscire se non da li, da quell'immenso calderone di sensazioni che è la città californiana, Mai da San Francisco. Per poter accettare questo tipo di musica bisogna vivere li dove la contraddizione è più forte, dove si può asserire talmente una "nullità" da poter scivolare via senza causare alcun danno a chi sta intorno. E tutto ciò avviene a Los Angeles, così come tutto ciò potrebbe avvenire da queste parti come ci diceva leffrey Lee Pierce all'inizio. Qualsiasi cosa possa essere assurda e caotica aiuta la psichedelia (un nostro ministero, ad esempio!!!); muoversi contro le regole: ma attenzione, non parlo di "scagliarsi" contro la società, bensì di "scavalcarla" e crearne una parallela, una propria "nowhere land". E terminato questo “sermone" pro-psichedelia, segnalo un paio di "collection" fondamentali, per i collezionisti così come per i più titubanti. The rebel kind per la Sound interesting record contiene brani dei Last, Long Ryders, Unclaimed, True West ed altri. The Radio Tokio Tapes è ancora più agguerrita ed include The Last, The Long Ryders, The Bangles, The Three o'clock, Rain Parade e molti altri fra cui The Spoiler Project e lane Bond and the Undercovermen, una sorta di incrocio fra B 52's e W alI ofVoodoo. Termina la raccolta Harvey Kubemik Attention Devicecon Nocomment, uno psichedelico blitz sonoro completamente allucinato di contenuto socialmusicale che molto ricordaa Freak Out o addirittura gli inglesi Deviants.
Come vi sarete senz'altro resi conto, questi ultimi gruppi da me citati non c'entrano niente col resto, con la psichedelia; o, per lo meno, non quanto gli eroi di queste due "avventure". Ma sono parte di quella stessa pentola in cui sono cresciuti idoli, punk, countrymen, sognatori, cantautori, giocolieri, chicanoes e chi più ne ha più ne metta. Una terra baciata dal sole e dalla fortuna, ma -alla resa dei conti- sempre una terra di frontiera con un mare per affogare gli ultimi sogni irrealizzati. Un mare di acqua ed anche un mare di fantasia. Qualcuno una volta propose un bastimento di cristallo per navigarci sopra; oggi molti di questi "kid" hanno scelto una barca a remi per continuare a remare in direzione ovest.
Un epilogo che potrà sembrare triste a qualcuno ma che rispecchia la natura di gente che è sempre vissuta -volente o nolente -a contatto con un vero 'viale del tramonto, gente che si è letteralmente tolta di torno quando non era più il proprio momento. Anche questo vuol dire mito, culto, leggenda, e per qualsiasi forma d'arte, nonostante tutto, anche questo vuoi dire professionismo, pur nell'angolo oscuro di un piccolo garage.
Ernesto de Pascale
articolo originariamente pubblicato da Ernesto De Pascale sul mensile “Audio Review” nel 1986
tutte le recensioni
Home - Il Popolo del Blues
NEWSLETTER
|
. |