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Dominic Miller, Shapes
(Decca)






Cos'è il Pavarottismo? Non intendiamo certo l'arte del grande tenore modenese
(ora un po' appannata) ma quell'atteggiamento per il quale un artista di livello decide di poter passare dalla classica al rock-pop o viceversa ritenendo di poter fare bella figura comunque. Per anni al Pavarotti & Friends abbiamo ascoltato (in Tv, non dal vivo) cose orripilanti in cui sono caduti in trappola tanti ospiti (ma anche lo stesso Big Luciano che comunque ricordiamo interprete di rango). Poi nasce anche il disco con il contenuto scadente e l'artista in questione pensa quantomeno di essere "perdonato" dai propri fans che decidono comunque di acquistare quel Cd perché c'è Lui (o Lei). Si spendono per la collezione dell'amato bene musicale quei 18-20 € e tanti saluti. Speriamo che i fans di Dominic Miller, magari mutuati da Sting del quale è il chitarrista, abbiano pazienza da vendere. Perché Shapes è un disco veramente brutto. Anzi inutile, più che brutto. Perché nulla aggiunge alle ottime capacità strumentali di Miller e non capiamo perché in un progetto solista non ci sia voglia di ricerca. Intendiamoci, è un bene avvicinarsi ai grandi autori della classica. Ma è il come che ci convince poco. Perchè non si può prendere brani conosciuti e già svuotati dall'attenzione del pubblico per essere stati utilizzati in film e spot. E poi per cosa? Per mettere qualche base elaborata ma il risutato è quello di sminuire il brano. Inevitabilmente, dato che si strizza l'occhio a un pubblico frettoloso e che al massimo può inserire il Cd nel lettore dell'auto in un negozio. Vogliamo fare un piccolo elenco dei brani violati? L'aria cosiddetta sulla Quarta corda, un estratto dalla Messa in Si minore di Johann Sebastian Bach, la prima delle Gymnopedies di Erik Satie, la nona delle Enigma Variations di Elgar, l'Ave Maria di Schubert, l'estratto dalla sonata "Al chiaro di luna". Tutti brani che anche gli appassionati di musica classica hanno sentito da tanti fior fiore di interpreti. Pe non parlare dell'Adagio di Albinoni (accreditato come Albinoni/Remo Giazotto ma quest'ultimo si è limitato alla trascrizione per organo nel secondo novecento quindi è un'indicazione fuorviante). Non basta un ospite come Placido Domingo (pavarottista come il collega?) a risollevare le sorto del disco. L'unica traccia che salviamo dal rogo è Shape of my Heart con Sting e con lui firmata. Un bel momento completamente sommerso da ascolti da dimenticare al più presto.

Michele Manzotti



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