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Giulia Nuti ha intervistato per il Popolo del Blues il chitarrista fiorentino Luigi Fiumicelli, uno dei primi chitarristi di rock a Firenze, un pioniere della pedal steel guitar e uno dei più grandi appassionati di musica locali. Attraverso le sue parole, il racconto del concerto dei Beatles al Palazzo dello Sport di Genova


Cominciamo col raccontare la tua percezione del “fenomeno Beatles”. Che cosa rappresentavano i Beatles per te allora, da giovane fan italiano in primo luogo e in secondo da musicista?
Il fenomeno Beatles fu molto importante per me perché segno un cambiamento sia musicale che di costume dopo il Rock di Elvis Presley , Gene Vincent e molti altri.

Luigi Fiumicelli nel 1965: che cosa stavi facendo musicalmente in quel periodo ? Già suonavi, avevi un gruppo, scrivevi…?
Nel “65 suonavo sia con il mio gruppo ma anche con altri, nei vari locali dove venivo scritturato.

Ti ricordi come hai saputo che i Beatles venivano a suonare in Italia ? Quale è stata la reazione ?
Lo seppi dalla Radio, perché la TV ignorò totalmente l’evento tanto è vero che non fu neanche ripreso uno dei concerti. L’unico filmato esistente è quello effettuato da Peppino Di Capri che con il suo gruppo apriva i loro concerti. La mia reazione fu di gioia immensa anche se non mi sembrava vero, poiché i Miti prima dei Baetles non si sono mai esibiti in Italia eccetto Vincent che fu una “mosca bianca” .

Come è nata la decisione di andare proprio al concerto di Genova tra le date italiane ?
Le date Italiane erano solo tre: Milano, Genova e Roma. Scelsi Genova perché preferii una città di mare.

Entriamo nei dettagli del viaggio… Mi racconti tutto quel che ti ricordi ? Quando siete partiti, con che mezzo, con chi eri… un pò di diario di bordo…
Era una giornata bellissima. Partii solo e in treno. Durante il viaggio trovai molti fans. Ero elettrizzato e incredulo di ciò che stava avvenendo. Fui sicuro che l’evento esisteva veramente quando, dopo l’esibizione di P. Di Capri, portarono sul palco la batteria di Ringo con su scritto “The Beatles” . Fu un’esplosione di gioia da parte di tutto il pubblico, assai numeroso.

L’arrivo sul luogo del concerto. Eri mai stato al Palazzo dello Sport di Genova prima di allora? Quale fu l’impressione arrivando lì ?
Non ero mai stato al Palazzo dello Sporto di Genova prima. La mia impressione fu di una gran festa per le numerose bancarelle che vendevano tutti i gadgets (era la prima volta).

Le cronache dell’epoca raccontano che l’affluenza agli spettacoli non fu molta in proporzione ad una capienza, quella del Palazzo dello Sport, di circa 25.000 persone (per lo spettacolo del pomeriggio 5000 persone di cui 1000 del servizio d’ordine, ndr ) , ma non è detto che ciò coincida con la tua percezione dell’affluenza in quel momento… Ti sembrava che ci fosse tanta gente, poca, tantissima….?
Non mi ricordo se il Palazzo era al completo, perché la mia attenzione era proiettata verso il palco. Ma una cosa è certa che di persone ce ne erano tantissime e non potrei, ora, stimare la quantità.


Presentatore e gruppi spalla: ti ricordi qualcosa a riguardo ?
Del presentatore non ricordo il nome ma solo il momento che in cui fece entrare i Baetles, fu un boato! Il gruppo spalla fu quello di Peppino Di Capri, e devo dire che il pubblico, ansioso di ascoltare i protagonisti, non si comportò civilmente nei suoi confronti chiedendo di smettere la sua esibizione. Di Capri capì e fu molto cortese e comprensivo. A suo favore, devo dire, che suonò molto bene e professionalità.


Arriviamo al punto topico della giornata: il concerto. Racconta tutto a ruota libera…
L’inizio fu bellissimo e coreografico: arrivarono in fila con i loro strumenti, si voltarono verso il pubblico con un profondo inchino e subito dopo iniziarono “a cappella” I’m a loser seguita da Baby’ s in black e She is a woman che non avevo mai sentito e mi colpì per l’introduzione della chitarra elettrica di Geoge tutta in “levare”. Il concerto sprizzava di energia e simpatia da parte di tutti. I brani erano perfetti sotto ogni punto di vista e sarebbe stato favoloso se registrato dal vivo.
John aveva davanti un folto gruppo di ragazzine urlanti e fra una canzone e l’altra scherzava con loro. Paul si divertiva ad avvitarsi su se stesso attorcigliandosi intorno al cavo e risciogliendosi a tempo con i vari break dei brani. Gorge era molto preso dai brani per il difficile lavoro sulla sua chitarra. Ringo sempre sorridente dando l’impressione di divertirsi un mondo.

So che sai degli aneddoti interessanti sulla strumentazione e sopratutto sulle casse e l’impianto Davoli…
Entrando nel Palazzo e guardando verso il palco fui un po’ sorpreso nel vedere che l’impianto sonoro era della Davoli che, a mio avviso, a quei tempi, non era al top per l’alta fedeltà. Ma dovetti ricredermi: il suono era perfetto e vidi, per la prima volta delle enormi casse in sospensione nei vari angoli del Palazzo.

Quali erano prima di vedere I Beatles le tue aspettative riguardo al loro concerto ? Furono poi soddisfatte ?
Le mie aspettative sono state superate dalla perfezione e professionalità dell’evento!

Ormai la “Beatles mania” è un vero e proprio fatto di costume storico nazionale e internazionale, e le immagini dei giovanissimi fans impazziti per I Beatles sono immortalate in tutte le cronache dell’epoca . Molti andarono al concerto più trascinati dall’onda che investiva l’universo giovanile in quel momento che musicalmente consapevoli del concerto che avevano davanti. Quale fu il tuo personale approccio a questo evento ? Ti rendevi conto di essere di fronte ad un evento che sarebbe passato alla storia ? Ti sentivi più fan oppure più attento appassionato di musica ?
Il mio approccio fu un atto di umiltà dal quale imparai molto sotto ogni punto di vista. Mi resi conto di essere davanti a qualcosa di nuovo ed importante nella storia e nella cultura musicale. Non mi sono mai sentito fan nel senso di mania ma, un appassionato ammiratore e stimatore dal punto di vista artistico, un’ arte che sfocia nella genialità. Il tempo mi ha dato ragione!

Un giudizio spassionato: come suonarono I Beatles ?
Come ho già detto la loro esibizione fu un compendio di bravura, estrosità, versatilità e simpatia. Il tutto condito con una tecnica perfetta sia vocale che strumentale.

Le cronache dell’epoca, specialmente Il Messagero e Il Tempo per la data di Roma, tesero a minimizzare il valore personale dei quattro musicisti, quasi a prendere sotto gamba questi quattro ragazzi che sconvolgevano il mondo ma che restavano pur sempre dei capelloni (Il Liverpoll Echo riportò di quella tournee: “Rome newspapers today showed mixed reactions to The Beatles’ concert there last night. Il Messaggero said(…) : “No more than four ugly faces, four long heads of hair, four sublime idiots (…) but they succeeded in creating a spettacle that one can only admire” – Trad: “I giornali romani hanno mostrato pareri discordanti riguardo ai concerti dei Beatles a Roma ieri sera. Il Messaggero ha dichiarato (…) : “Nient’altro che quattro brutte facce, quattro capelloni, quattro perfetti idioti (…) ma sono riusciti a creare uno spettacolo che si può solo ammirare” ) Si meritavano i Beatles tutto ciò ?… Che cosa ti ricordi di questa immagine immutabile di capelloni che parte del mondo adulto italiano continuava ad associare ai Beatles ? Riscontravi il fenomeno nelle persone intorno a te ?
Purtroppo davanti ai cambiamenti culturali molte persone tendono a dare giudizi negativi, dettati forse dalla paura del cambiamento stesso. Talvolta senza essere minimamente competenti in materia. Queste citazioni non mi meravigliano, anzi anch’io le ho lette. Lo stesso accadde a suo tempo per Elvis Presley. I cambiamenti di rottura spesso sconcertano chi si affida solo all’esteriorità e non va alla sostanza del fatto, non si accorge del contenuto artistico e del valore che prima o poi verrà fuori. In conclusione i Beatles non si meritavano certi articoli di stampa e posso dirti che le persone intorno a me erano entusiaste dell’avvenimento.

Se non sono già venuti fuori, mi racconti gli aneddoti più divertenti e curiosi della giornata ?
Al momento non ricordo un particolare episodio. Una delle cose che mi rimase impressa fu nel notare che dietro gli amplificatori ogni componente del gruppo si era portato un duplicato della chitarra e del basso, capii che ciò serviva ad un immediato scambio in caso di rottura di una corda.

Che cosa ti ha lasciato quell’esperienza ? C’è qualcosa che ancora oggi ti porti dietro di quel concerto ?
Ho appreso un modo simpatico di stare sul palco, la comunicativa col pubblico, la preparazione dei brani, la cura del suono, il non sovrastarsi a vicenda ma fare in modo che ognuno possa dare il meglio di sé nell’armonia del gruppo.In fondo: suonare con grande passione divertendosi.
Tutto questo mi è rimasto da quella esperienza.


Giulia Nuti


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