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People and places
Piazza Cavour
40 anni fa su un Motom 48
Intervista a Paolo Zaccagnini
Quando incontro Paolo sono sempre contento e un pò emozionato perchè so che si parlerà di cose vere e se ne parlerà in maniera semplice e diretta. Sarà un piacere ricordare con lui il quarantennale dei concerti dei Beatles in Italia. Mi inoltro nella cagnara del Tritone per raggiungere la redazione del Messaggero dove troverò il mio barbuto amico al lavoro in un assolato pomeriggio di inizio maggio e, se Dio vuole speriamo che proprio il suo competitor Giove Pluvio la pianti di romperci le tasche. Io comunque sono bravissimo a rompermele da solo dato che entrando al giornale mi accorgo di aver dimenticato a casa la mia superpiccolamacchinafotograficadigitale e solo dopo cinque minuti di foschi pensieri e nuvole nere penso al mio supermodernotelefoninocameravideomp3enonsopiùcosa e mi dico che è l'occasione buona per vedere se la baracca funziona e dati i risultati che vedete in queste pagine direi di sì. Il pomeriggio ritorna languido. Entro. Vedo una lunga barba, l’ho trovato.
D. Caro Paolo buon giorno , sono venuto a trovarti per ricordare i concerti dei Beatles in Italia. A Roma si esibirono pomeriggio e sera al Cinema Teatro Adriano in piazza Cavour, proprio di fronte al Tribunale. Sono certo che c'eri...
R. C'ero ma in realtà arrivai un pò per caso. Era il 1965 e da due anni erano esplosi ma ancora non c'era la vera e propria beatlemania, almeno a Roma. Certo se andavi al cinema a vedere i loro film trovavi le ragazzine urlanti ma non era come a Londra ovviamente e tutto finiva lì.
D. Torniamo al tuo pomeriggio all'Adriano
R. Ero con un amico in sella ad un Motom 48 e giravamo per Roma alla disperata ricerca di un 45 dei Rolling Stones che si intitolava "19th nervous breakdown"...
D. Quello con la svisata di basso di Bill Wyman
R. Esatto. Insomma nei nostri percorsi passammo davanti all'Adriano e notammo una certa folla. Visto che sapevamo del concerto ci siamo fermati e dato che i biglietti c'erano siamo entrati. Comunque a proposito degli Stones devo dire che loro ci colpivano molto perchè erano veramente selvaggi. Al Teatro c'era ressa ma in fondo sopportabile. L'atmosfera a Roma non era certo di frenetica attesa per l'evento storico, per quello c'era il Papa a poca distanza, non erano tempi. I giornali non ne parlarono molto e quelli che lo fecero scrissero che eravamo dei capelloni zozzi e sospetti. Noi (Il Messaggero n.d.r.) ne parlammo anche più degli altri. Ricordo che per Ciao 2001 li intervistò un giovane e magro Gianni Minà già allora con i baffi da castorino. Ad ogni modo tra le cose divertenti ricordo che entrando abbiamo incontrato dei compagni di scuola e uno di questi era un tipetto particolare, sveglio e con notevole faccia tosta. Bè, durante il concerto ad un certo punto parte di corsa e sale sul palco dalla destra, si avvicina a John Lennon, l'unico col cappello, quello a visiera, glielo porta via e solo perchè era il 1965 e non esisteva servizio d'ordine se la cavò.
D. Adesso lo avrebbero fatto nero
R. A quello abbiamo pensato noi. Subito dopo siamo andati tutti in bagno e invidiosi lo abbiamo gonfiato di botte, non so come si sia rialzato. Fatto sta che il giorno dopo arriva a scuola pesto e gonfio come una zampogna ma sfoggiando il cappelletto di uno dei Beatles. Era l'eroe del giorno, mi pare si chiamasse Nicosia.
D. Che impressione fecero i Beatles al pubblico? Ci si rendeva conto che sarebbero diventati dei fenomeni?
R. Eravamo tutti ancora un pò tiepidi, almeno il mio giro di amici. Ascoltavamo tante altre cose, io personalmente se devo citare un gruppo che mi ha cambiato la vita non posso non nominare i Cream: Eric Clapton, Ginger Baker e Jack Bruce. Certo per quel che riguarda l'arrivo della lingua inglese, un certo modo di vestire, fare amicizie in modo diverso, rapportarsi con le ragazze e i genitori in modo diverso e il desiderio di andare a Londra i Beatles e gli Stones furono importantissimi. Comunque qualche settimana fa ho preso il mio biglietto e sono andato a vedere la reunion dei Cream e ti dirò che quando mi si è seduto accanto Dave Gilmour che stava là per i miei stessi motivi e col mio stesso atteggiamento mi sono sentito veramente bene. Tornando ai Beatles quella italiana fu una tourneè importantissima perchè fu unica, ne venne ricavato il famoso e introvabile "The Beatles in Italy" e comunque loro se la ricordavano per il gran caldo come mi ha confermato il noiosissimo Paul Mc Cartney e il grande, che Dio l'abbia in gloria, George Harrison. Era Giugno e noi eravamo tutti in maglietta e loro invece in giacca e cravatta.
D. Come si ponevano rispetto al pubblico?
R. Brian Epstein, il manager che li ha cresciuti come un padre e li ha lanciati, ancora dettava legge e quindi inchino dopo ogni pezzo, divisa con cravatta ma capelli comunque abbastanza lunghi da destare scandalo. Erano un pò come una boy band di adesso. Dopo di loro lo fecero i Monkees. I Beatles più tardi hanno cominciato a vestirsi in modo diverso, ad essere diversi loro stessi ognuno rivendicando anche il proprio carattere. Calcola che allora erano esplosi solo da due anni ma ne bastarono altri due soltanto per arrivare a "Revolver", "Pepper" e tutto il resto...
D. E per il disco dei Cream che ti ha cambiato la vita… Senti ma tu, che hai ovviamente un orecchio attento, fosti in grado allora di percepire che quei quattro erano diretti verso la gloria?
R. Guarda, io e credo pochi giornalisti irlandesi abbiamo avuto una gran fortuna. Nel Dicembre 1979 ero con mia moglie, ancora non eravamo sposati ma era lo stesso, a Dublino e decidiamo di andare ad un posto dove vendevano vestiti e libri usati. Era in un grande parcheggio e si chiamava Dandelion Market, poi ci avrebbero costruito il primo centro commerciale della città. In fondo al mercato c'era un palco fatto con cassette di frutta o poco più dove si esibivano dei gruppi. Io lì, era il 27 o 28 dicembre, ho avuto l'occasione di vedere gli U2 quando ancora erano pressochè sconosciuti e mi sono accorto subito che erano fortissimi. E' come quando senti la sgassata di una macchina o di una moto data da un pilota o da un guidatore normale...è diverso. Capisci subito chi è il professionista o almeno quello che è destinato a fare strada. Ecco, per i Beatles la sensazione è stata quella, si capiva subito che erano "Favolosi". Si sentiva che erano più bravi di Gerry and the Pacemakers a gli altri loro contemporanei e concittadini. Anche con il pubblico erano più bravi, più spiritosi. Lascia perdere l'orecchio allenato, quello è venuto dopo con la professione di cui non parlo mai perchè per me il Rock è stato un hobby che è diventato professione. Però non si poteva non notare che lo stato dell'arte lo decidevano loro. Non dimentichiamo che George Harrison è stato uno dei cinque chitarristi più grandi della storia, come si sentiva che quell'altro (il povero Mc Cartney n.d.r.) era cretino e lo sarebbe rimasto e che invece quello col cappelletto (Lennon ovviamente n.d.r.) era geniale, si un genio puro, uno che avrebbe potuto fare il primo ministro o prendere il Nobel per la medicina o per l'economia. Si capiva anche che Ringo era un clown intelligentissimo e grande batterista, rovinato però proprio dal suo modo di porsi. Io non ho sentito dal vivo "Bonzo" Bonham, solo una volta e avevo 40 di febbre, però Ringo lo metto ai primissimi posti insieme a Charlie Watts che però è più jazz. In cima alla piramide un solo nome : Ginger Baker. Considerando che ha 66 anni, l'osteoporosi e una gamba semiparalizzata, sono dieci anni che alleva ponies e quasi non suonava da 15 è stato per l'ennesima volta il motore dei Cream.
D. Non possiamo non citare Keith Moon
R. Sì, certo, un drumming eccellente e una gran brava persona. Di più recenti amo Dave Grohl prima coi Nirvana e poi con i Foo Fighters. Comunque dopo Kurt Cobain il Rock è in rianimazione...
D. Tornando ai Beatles, quando li hai incontrati negli anni successivi gli hai chiesto se ricordavano qualcosa dei concerti italiani?
R. Nulla se non il gran caldo come dicevo prima. Sai erano comunque separati dalla gente a causa dell'isteria che via via si diffondeva. Li portarono subito al Parco dei Principi e li chiusero in camera. Comunque se vuoi una curiosità sui Beatles te la dico. Non si riferisce a quell'occasione ma al loro viaggio in India : è grazie all'ex direttore dell' Unità Furio Colombo, allora corrispondente dall'America per la Rai che esistono filmati dei Fab Four in oriente. Fu l'unico che filmò i Beatles col Maharishi, esistono solo fotografie e quei filmati. Neanche la Bbc riprese nulla. C'erano tra gli altri Donovan, Mia Farrow, Patty Boyd che dopo George Harrison avrebbe sposato Eric Clapton che le avrebbe dedicato prima "Layla" e poi "Wonderful Tonight" e scusa se è poco...
D. Insomma, guarda quante cose sono accadute dopo un casuale passaggio davanti al Cinema Teatro Adriano di Roma in un pomeriggio di giugno del 1965. Era tanta la gente in attesa?
R. Abbastanza, calcola che lì la folla si creava solo quando esponevano l' Aston Martin di 007 e cose così quindi ci fermammo, vedemmo che i botteghini erano aperti e,incredibile, c'erano i biglietti. Siamo entrati tranquilli tranquilli e anche se c'era ressa c'era la solidarietà tra capelloni dovuta al fatto che per strada ti tiravano i mattoni dalle finestre o al meglio ti guardavano male. Eravamo dei Catari, una enclave assolutamente non protetta. Ti denunciavano, bastavano due chitarre senza neanche gli spinelli che noi peraltro neanche ci facevamo per trascorrere pomeriggi alla questura di San Vitale. Insomma il 1965.
D. Secondo te ci sono dei gruppi che hanno superato i Beatles?
R. Penso che un tale complesso di opere in un percorso artistico non sia raggiungibile. Voglio dire, non cerchi di superare la musica di Beethoven o la prosa di Seneca. Ti ci metti accanto sperando di essere un pò come loro...E diciamo anche che suonavano con una strumentazione che se tu la proponi oggi a tuo figlio che vuole imparare a suonare rischi la denuncia o il disconoscimento di paternità. Solo pochi anni dopo Jack Bruce avrebbe usato un basso Gibson che era certamente meglio dello Hofner a violino che aveva Paul.
D. Del resto caro Paolo, e qui ti saluto, anche il Cinema Teatro Adriano ora è una multisala. Il tempo non si ferma mai…anche se è dalla nostra parte.
Alessandro Mannozzi
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