I pensieri possono essere lenti o veloci,in entrambi i casi scivolano via uno sull’altro componendo le mille e una storia.E’ quanto accade nel bellissimo lavoro di Fausto Mesolella I piaceri dell’orso,uscito già in seconda edizione per l’editrice Zona.
I piaceri dell’orso ha tutta la consistenza dei migliori spoken word,in cui la voce modula le parole secondo le differenti circostanze che intendono raccontare.Spetta agli arpeggi e ai giri armonici di una chiatarra acustica di accompagnare in modo semplice quanto significativo l’incedere del testo.Particolare qui è che Fausto Mesolella,chitarrista degli Avion Travel,è compositore tanto del testo che della musica e le parole ci arrivano attraverso la sua voce chiara e diretta con un’accattivante cadenza napoletana,arrotondata da un tono confidente e ironico.Così ci troviamo subito catapultati in una suggestiva terra di confine fra la prosa poetica e il cantautorato d’elezione.Significativa, tra l’altro,è la presenza di quattro canzoni che scandiscono le narrazioni : la tenchiana “Un giorno dopo l’altro”,seguita da “ ’Na stella”,da “L’eclissi del ’62 “ e in chiusura dalla struggente ballad “I piaceri dell’orso” (tutte di Mesolella,accompagnato da Omar Lopez Valle alla tromba,Ferruccio Spinetti al basso e Vladimir Kocaqui al violoncello).
Fausto Mesolella dà voce (in alcuni punti sottile fino al bisbiglio) a un testo molto particolare dove è assente qualsiasi struttura ‘istituzionale’,un testo sottratto alle pause e alla punteggiatura.Un testo abbandonato volutamente al flusso indistinto dei pensieri,che desiderano solo raccontare il quotidiano senza mai arrivare a troppo facili ‘verità in tasca’. I piaceri dell’orso saccheggia i magazzini delle cronache personali di Mesolella,fra cose viste e sentite,ricordi e vissuto.Come dire un viaggio attraverso le vicissitudini di un artista e di un uomo,quando la musica si confonde con l’amore o Sanremo sfuma nel controverso ascolto radiofonico.Il filo di questi pensieri drammaticamente o magicamente si perde e si riprende,il discorso si scompone e poi si ricompone.
Nei Piaceri dell’orso succede inevitabilmente che l’ultima parola di una frase dia inizio al pensiero successivo.Succede che questo testo appassionato e disincantato ti trascini a fondo o ti lasci sopeso.Alla fine Fausto Mesolella ti lascia al tuo pensiero,che comincia anche a scorrere per associazioni imprevedibili.E uno dopo l’altro i pensieri annusano e toccano tutto quanto vive intorno : “siamo o non siamo i respiratori dell’aria di questa vita?”
Elisabetta Beneforti
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