Non é chiaro in che cosa i Black Cat Bone siano “troppo Blues per riuscire”, considerato che i nati ad Abbiategrasso o Barletta, giusto per fare un esempio, non hanno evidentemente le stesse opportunità di suonare e di campare col Blues che non coloro nati a Chicago o a Clarksdale, benchè oggi le tecnologie facciano miracoli. In Italia, suonare il Blues é, tutto sommato per fortuna, ancora un labor of love; se vuoi fare successo e soldi con la musica non suoni il Blues, punto e basta. Fatte queste brevi premesse, vale notare che i Black Cat Bone sono un bel gruppo, e questo CD ne è la prova provata, come dimostra anche il loro palmares di concerti un pò in tutta Europa. In generale i BCB si misurano con diversi stili, da “Corrina, Corrina” versione Muddy Waters – canzone assai difficile – a pezzi funky, soul ballads, testi in Italiano e via spaziando, tentativo che gli fa onore, ma non si può ovviamente eccellere in tutto; alla fine i Blues classici, inclusi quelli coi testi in Italiano, si fanno preferire. Almeno su CD, sarebbe consigliabile evitare scelte troppo eterogenee che alla fine penalizzano le propensioni naturali dei musicisti. Molto convincenti “Give me back my wig”, “I’m 45”, con Gennaro Carrillo – il leader del gruppo – ottimo all’armonica, “Un piccolo Blues” dove emerge Gianni di Ruvo alla chitarra, “Crazy, wrong and confused”, “So excited”, “Sabato sera” e la finale “Red Onions”, uno shuffle al calor bianco, con ancora Carrillo al top della forma. Molto bravi anche gl’altri musicisti – Nunzio Dragonetti alle tastiere, Claudio De Palo al basso, Mirco Dal Barco alla batteria - che danno l’idea di un gruppo solido e affiatato. Qualche calo di tensione e qualche dettaglio farebbero pensare a dei musicisti che non possono, loro malgrado, dedicarsi alla musica 24 ore su 24. In conclusione, un lavoro ampiamente sopra la media italiana con margini di ulteriore miglioramento a portata di mano.

Luca Lupoli