. Monster Mike Welch - Cryin’ Hey! Monster Mike Welch Plays the Blues
Monster Mike Welch - Cryin’ Hey! Monster Mike Welch Plays the Blues
(Dixiefrog)

Hell of a guitar-player, this Monster! Surrounded by excellent musicians, Mike Welch digs in with great passion, melting breathtaking guitar-solos and inspired singing. The mixture, though quite powerful, unfortunately lacks in originality and drives the listener through familiar territories. Try again Mike!

Ex-ragazzo prodigio, con tutto quello che ne consegue, Mike Welch detto il Mostro è ancora giovane, anzi giovanissimo per sfidare le pene e ambire alle gioie del Blues. In questo CD – Cryin’ Hey! Monster Mike Welch Plays the Blues si fa accompagnare da Nick Moss, altro giovane di belle speranze, e da musicisti navigati quanto bravi: Anthony Geraci al piano, Micheal “Mudcat” Ward al basso e Warren Grant alla batteria, un terzetto che qualsiasi bluesman vorrebbe aver con sè. E Mike non delude, con un disco fatto d’assoli furiosi e di parti vocali assai ispirate che si fondono in un Chicago Blues d’ottima fattura. La sezione ritmica va come un treno, abilissima anche a controllare i momenti più intimi per far risaltare ancor meglio i solisti, Geraci spigola come è sua consuetudine al piano, e Moss si fa discreto per non oscurare il leader. L’unico problema, e non dei minori, è che il Mostro è bravissimo ma irriconoscibile dai maestri e dai figli dei maestri. In diversi punti, impossibile capire prima che entri il canto se si tratti di Freddy King – o piuttosto del suo discendente Clapton – o magari Ronnie Earl, con lampi d’Otis Rush qua e là. La somiglianza di certi assoli, di certi fraseggi, è straordinaria tanto da chiedersi se l’effetto non sia voluto. Vedasi per esempio l’iniziale “All the love in the world” dove sembra d’ascoltare i Bluesbreakers di Mayall con tanto di assolo fotocopia. Idem in “One of those days”, rifacimento di “Have you ever loved a woman” versione claptoniana, con bridge posticcio per confondere le acque. Anche quando sfodera la slide, come in “A thrill to be alive”, the Monster sembra copiare paro paro da qualche altro, in questo caso Earl Hooker. Volendo esser generosi, parte della responsabilità potrebbe esser attribuita a Geraci e Ward che che suonarono nei Broacasters affianco a Ronnie Earl, ma tutto il CD sembra esser una citazione. Insomma Mike Welch ha tutte le carte in regola – incluso feeling abbondante – ma deve fare un salto decisivo verso una dimensione più sua. Altri, come Sean Costello per esempio, ci sono riusciti lasciando un pò perdere le acrobazie sul manico – che uno meglio di Te lo trovi sempre – e inoltrandosi nella composizione. Inchiodato dall’impianto accusatorio in un processo virtuale per plagio, Mike ha troppo talento per restare un clone, ma non tutto, ahilui, piove dal cielo.

Luca Lupoli

Track list

All the love in the world
Cryin’ hey!
A thrill to be alive
Joaquin Riley
My father’s son
They call me Monster Mike
Everybody
One of those days
This high, high cost of living
Searching for an angel
Give me time
Just like a fool
My daily wish

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