Anche recentemente, scrivendo su Philipp Fankhauser, son stati rispolverati i luoghi comuni della Svizzera, terra della cioccolata, degl’orologi, abitata da una maggioranza schiacciante di mucche. Come dire l’Italia della pizza e del mandolino. Evidentemente, alcuni giornalisti non hanno meglio da offrire. Philipp Fankhauser é al suo decimo disco ed entrerebbe di diritto in una lista immaginaria dei primi 10 Bluesmen europei non anglofoni, grazie a una reputazione costruita mattone su mattone, anzi canzone su canzone. Molto vicino allo scomparso Johnny Copeland e quindi influenzato dal Texas Blues, Fankhauser non ha magari il dono dell’originalità a tutti i costi, ma suona un Blues d’altissimo livello che veramente non ha nulla da invidiare alle migliori band americane. In questo “Osservando da un luogo sicuro”, attitudine questa sì davvero elvetica, prodotto da Dennis Walker e con Richard Cousin al basso, Fankhauser mostra ampiamente il suo talento compositivo. “Sunday morning”, ma anche “Thomas & Rodney” sono il segno distintivo di un musicista maturo che, anche nei testi, ha qualcosa da dire senza ricalcare vieti luoghi comuni, dei quali già parlavamo all’inizio. Dopo un omaggio al Texas Blues tradizionale con l’iniziale “It’s over now baby”, Philipp s’inoltra in due ballate Soul-Blues la seconda delle quali, Too little too late, sembra ispirata dalla musica del Golfo del Messico, zona Port Arthur. Molto bello anche il Blues in minore di “Blues ain’t nothin’”, con un giro di basso avvincente che inietta forza in una vena funky. “Time stands still”, un’altra ballata d’ampio respiro che insieme alle altre sopra menzionate, delinea la differenza tra Fankhauser e altri bluesmen europei, i quali spesso s’avventurano di mala grazia in pezzi lenti che non siano dei bluesacci torridi dove alla fine si cerca di far valere la potenza dei watts. Philipp ci sa fare anche alla chitarra, perchè in “If you ain’t been to Houston” esplode in un assolo nello stile classico del Texas, lasciando il proscenio all’altro chitarrista Alan Mirikitani nella seguente “The Blues don’t like a crowd” che s’avvale di un suntuoso accompagnamento della sezione ottoni. In conclusione, un’opera matura permeata di classicismo texano, ben suonata, ben cantata e ben registrata, di un musicista membro stabile di quel ristretto gruppo di bluesman europei che trova porte aperte negli States.
Luca Lupoli
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Track list
It’s over now baby
Watching from the safe side
Too little too late
Blues ain’t nothing
Time stands still
If you ain’t been to Houston
The Blues don’t like a crowd
Sunday morning
Thomas & Rodney
Love song
I wish you well |