King of electric flat picking guitar return with his best album to date
Pensi ad Albert Lee e, se lo conosci, “senti” subito nelle orecchio il suo inconfondibile suono, quel fraseggio che ha caratterizzato tante canzoni di Emmilou Harris, metà rockabilly, un quarto blues, un quarto di digital delay a sostituire l’eco a nastro di una volta. Naturalizzato americano ma inglese la cariera di questo bravissimo chitarrista inizia nei tardi sessanta e spicca il volo con gli head, Hands & Feet, gruppo sfortunato ma in cui si fece subito notare. Albert Lee non ebbe però tempo di annoiarsi, nel giro di poche stagioni divenne il chitarrista favorito di Eric Clapton, stringendo amicizie ad altissimo livello e non più tardi di qualche stagione fa lo si poteva applaudire mentre si divertiva con i Rythm Kings di Bill Wyman, dividendo il palcoscenico con altri calibri della sua generazione come Gary Brooker dei Procul Harum, Gorge Fame, Victor Spinetti ed altri.
Lee di album solista ne ha collezionati molti senza successo ma hanno un mercato grazie al suo rilievo tecnico sul mercato della musica country, una genere che Lee ha aiutato a migliorare, crescere, modernizzare. Il suo più recente è forse il più indovinato: canzoni ben scelte, accompagnatori azzeccati come il Rè della pedal steel guitar, Buddy Emmons, un cast di autori di tutto rispetto: da John Hiatt( Rock of your love) a Delbert mc Clinton(Livin’ it down), da Leo Kottke(Juli’s house ) a Richard Thompson ( dimmig of the day ), da Billy Burnette ( Didn’t start livin’) al grande Jimmy Webb del quale Lee stravolge trasformandola in una balata davvero countryla straordinaria “ The Moon is a Harsh Mistress” resa celebre da Nina Simone e tratta dall’album di Webb del 1974 “ El Mirage” che vene prodotto, arrangiato, diretto per Jimmy da Sir George Martin.
Insomma Lee, senza mai perdere il suo mordente di country man inglese sa dove mettere le mani e conosce bene i segreti di una canzone affinché quella possa adattarsi allo stile delle radio di country moderno per adulti ( AAA).
Atmosfera generale rilassata e ben composta anche nelle improvvisazioni lunghe( come in “Didn’t Start livin’”), quelle in cui Albert ci ricorda perché la gente, fra i chitarristi, quando passa lo indica e si toglie il cappello.
Ernesto de Pascale
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Track list
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