A French young singer who likes experiments with voice

Camille est une nouvelle réalité de la musique française

È finalmente arrivato anche in Italia uno dei dischi più interessanti e di grande fascino usciti in Francia. La protagonista è questa cantante parigina, Camille, che ha deciso di unire tutto l’album grazie a un elemento comune, un filo appunto, fatto di un lunghissimo bordone dalla prima all’ultima traccia. Quest’ultima, tra l’altro lunga oltre mezz’ora, contiene solo 4 minuti di canzone vera e propria per poi proseguire con il suono continuo affidato alla voce di Camille. Dopo tante collaborazioni da Jean-Louis Murat (Popolo del Blues febbraio 2006), a cantanti come Roméo e Marka, Camille ha partecipato a formazioni corali come Lilith e soprattutto Nouvelle Vague, un gruppo di otto donne con repertorio dalla bossa nova alla new wave al punk d’autore (tra gli esempi Clash, Joy Division, Tuxedomoon, Cure). Per questo la scelta degli strumenti in Le Fil (suo secondo album dopo Le sac de filles del 2002) è ridotta al minimo. La protagonista assoluta è la voce di Camille che viene spesso sovraincisa, con soluzioni che ricordano quelle delle Zap Mama e della leader di questo gruppo Marie Daulne, e con la tecnica dello scat (canto senza parole) lanciata dagli Swingle Singers. Il tutto in un miscuglio di generi, dal jazz al folk allo stesso pop tanto che Ta douleur ricorda tanto gli hit tardi ’80 di George Michael. Quindi un lavoro che unisce ricerca e sperimentazione a voglia di comunicare a un pubblico più vasto, grazie anche a melodie come Baby Carni Bird e Pour que l’amour me quitte. Una brava artista dunque capace di svecchiare la scena europea.

Michele Manzotti