The Southern Gospel and the Abstract truth, all in one great record

L’idea è ottima: compilare e far registrare un intero disco di Gospel di provenienza sudista a un numero vasto di artisti, sulla scia della mitica Carter Family. Si prende carico di tutto ciò John Carter Cash, figlio di Johnny e June Carter e porta, grazie all’autorevolezza paterna, nomi altisonanti: dagli straordinari Mighty Clouds of Joy che con una superba versione di We Will Overcome “ricordano a tutti gli agenti italiani come si distingue un gruppo di gospel da festa natalizia da un gruppo di Gospel VERO, fino a Andy Gill, superstar di Nashville.
Nasce così “ Voice of the Spirit”, sottotitolo “the Gospel of the South“, disco di quelli come ne facevano una volta alla Elektra records prima dell’avvento del rock o alla Prestige o alla Folkway o alla Transatlantic in Gran Bretagna. Contribuiscono tutti con affetto e con partecipazione; svetta Rodney Crowell, uno che svetta sempre!, con un bel tradizionale “Denomination Blues “che evidenzia ancora una volta il suo bel lavoro di ri scrittura emozionale e storica del genere country a contato con il blues e la musica nera in generale.
Difficile citare il brano migliore, tutti hanno qualcosa di speciale qui ma se c’è un aspetto su cui è importante soffermarsi è l’aspetto più prettamente vocale delle performances:in tutte le prestazioni vocali la voce cerca mentalmente un porto sconosciuto, un approdo nuovo, motivatissima nell’esposizione sillabica di tutto ciò che pronuncia, fosse pura l’elenco degli abbonati di Bovolone. Il risultato è deflagrante perché si capisce che qualcosa accade nella testa di questi cantanti, che essi non sono davanti a un microfono a registrare una sequenza di parole. Si ascolti ad esempio di ciò “ Diamonds in the rough “ della Carter Family nella interpretazione di Laura Cash e Larry Gatlin, dove ogni parola pesa un quintale.
Un disco, insomma, al di sopra delle aspettative.

Ernesto de Pascale